“Consolate, consolate il mio popolo…”
Mc 1,1-8

Abbiamo visto in questi giorni un segno commovente di consolazione, di quella consolazione che viene solo da Dio.

Rohingya: ecco il ‘nome proibito’ che indica una minoranza etnica errante per l’Asia, che nessuno sembra voler considerare e accogliere. Il Papa, nel suo recente viaggio in Myanmar e Bangladesh, non ha potuto pronunciare quel nome votato al nulla per non provocare reazioni inopportune e gravi; tuttavia ha poi incontrato di persona quella gente per piangere con loro. Lacrime di sollievo e di consolazione, perché quel popolo abbandonato di è sentito davvero amato. Abbiamo visto un segno della Misericordia di Dio che consola gli afflitti e asciuga le lacrime di chi è povero e ‘scartato’.

Di un incontro consolante con Dio abbiamo tutti bisogno, anche se non tutti ne siamo consapevoli. Dio ce lo promette in modo speciale in questo tempo di Avvento che ci porta a rivivere la Sua venuta sulla terra, su questa terra di oggi come di ieri, nel più profondo dell’intimo, come sulle strade del mondo esteriore. Dobbiamo preparare, attendere, vegliare, desiderare. Questa venuta di Dio può arrivare improvvisa e rapida come una folgore, sorprendente come un ladro… sono parole del Vangelo. Per non perdere l’attimo dobbiamo operare per raddrizzare i sentieri, le vie del cuore, le autostrade dei nostri comportamenti sociali, così come le stradine dei nostri rapporti personali.

E ciò che raddrizza e ripulisce è l’Amore, anche quello più spicciolo della pazienza e della sopportazione, senza perdere la speranza: perché mille anni davanti a Dio sono come un giorno solo. La Vergine Immacolata ci prenda per mano e ci insegni ad incamminarci in fretta anche verso quelle salite che ci portano a visitare e a servire per amore.

Don Dino Bottino