Lo Spirito Santo è il respiro del Signore
Gv 20,19-23

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Accade sempre così quando agisci seguendo le tue paure: la vita si chiude. La paura è la paralisi della vita. I discepoli hanno paura anche di se stessi, di come Lo hanno rinnegato. E tuttavia Gesù viene. È una comunità dalle porte e finestre sbarrate, dove manca l’aria e si respira dolore, una comunità che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene. Papa Francesco continua a ripetere che una Chiesa chiusa, ripiegata su se stessa, che non si apre, è una Chiesa malata. Eppure Gesù viene. Viene in mezzo ai Suoi, prende contatto con le loro paure, con i loro limiti, senza temerli. Sa gestire la nostra imperfezione.

“Mostrò loro le mani e il fianco”. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. L’abbandonato ritorna e sceglie proprio coloro che lo avevano abbandonato e li manda. Lui avvia processi di vita, non accuse; gestisce la fragilità e la fatica dei Suoi con un metodo umanissimo: quello del primo passo. Il cardinal Martini diceva ai suoi preti: in qualsiasi situazione, anche in quella più perduta, indicate un passo, un primo passo è possibile sempre, per tutti, un passo nella direzione giusta. Noi non saremo giudicati se avremo raggiunto l’ideale, ma se avremo camminato nella buona direzione, senza arrenderci, con cadute e infinite riprese, con gli occhi fissi ad una stella polare. Gestire l’imperfezione significa questo: avviare processi di vita e cercare di ottenere il miglior risultato possibile ogni giorno. Molti ti sbandierano in faccia la propria idea di perfezione. Sono i più, convinti inoltre di esprimere la vera sapienza, ma con loro le cose non cambiano mai, i perfetti il più delle volte sono immobili.

Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”. Soffiò… Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione che era senza respiro, ora respira il respiro di Cristo, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il Suo modo di amare e spalancava orizzonti. “A coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati”. Il perdono dei peccati non è una missione riservata ai preti, è un impegno affidato a tutti i credenti che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, piccoli e grandi. Il perdono non è un sentimento, ma una decisione: “Piantate attorno a voi oasi di riconciliazione, aprite porte, riaccendete calore, riannodate fiducia nelle persone, inventate sistemi di pace”. E quando le oasi si saranno moltiplicate conquisteranno il deserto.

padre Ermes Ronchi