Lo Spirito ci fa liberi, è vento nel mare di Dio

Gv 15,26-27; 16,12-15

Gli Atti degli apostoli raccontano la Pentecoste con i colori dei simboli: il primo è la casa. Mentre si trovavano tutti insieme… un vento riempì la casa. Un gruppo di uomini e donne dentro una casa qualunque. Le case, le creature non sono sante perché ricevono l’acqua benedetta, ma sono degne di ricevere l’acqua benedetta perché sono sante. Venne dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, che scuote la casa, la riempie, dilaga e passa oltre; un vento che porta pollini di primavera e “non lascia dormire la polvere” (Turoldo). Che è, al tempo stesso, brezza e uragano, che conforta e incalza. “Lo Spirito santo è il vento che fa nascere i cercatori d’oro” (Vannucci), che apre respiri ed orizzonti, che riempie le forme, le abbandona e passa oltre. Apparvero lingue come di fuoco che si posarono su ciascuno. Il fuoco è il simbolo di Dio e della nostra vita accesa. Gli uomini, i bambini, nascono accesi, poi i colpi della vita possono spegnerci. E lo Spirito Santo, vento sugli abissi, Amore in ogni amore, viene a sostenerci nel compito di non lasciarci invadere dal freddo delle relazioni, il rischio che Gesù denuncia: “L’amore di molti si raffredderà in quei giorni” (Mt 24,12). Nel vangelo Gesù sembra ritrarsi e aprire l’era dello Spirito: Molte cose ho ancora da dirvi. Lo fa con umiltà: non pretende di aver risolto o detto tutto, molte cose restano non dette, molti problemi nuovi sorgeranno lungo il cammino e dovranno avere risposte nuove! Ma per ora non potete portarne il peso: la sua pazienza per la nostra povera misura, per noi che capiamo a poco a poco le cose. I discepoli sono “quelli della via”, secondo gli Atti degli apostoli; quelli che sono in viaggio, vele che fremono sotto il vento dello Spirito “lui vi guiderà alla verità tutta intera”. I discepoli di Gesù non sono stanziali, camminano verso le “molte cose” ancora da scoprire, verso profondità e intuizioni inattese. La nostra vita è un albeggiare continuo, non un ripetere pensieri già pensati da altri. La Bibbia risuona da un capo all’altro di un imperativo: alzati e va’! Il verbo più caratteristico dell’uomo di Dio è camminare, avanzare, Gesù stesso dice di sé: Io sono la via. La sua pedagogia non è arrivare o concludere ma avviare percorsi, iniziare processi: la verità completa è avanti, una scoperta progressiva, un fiorire perenne. Lo Spirito ci fa liberi e creativi, ci manda al largo nel mare della storia e di Dio, a scoprire nuovi mari quanto più si naviga: noi la vela e lo Spirito il vento.

Commento a cura di padre Ermes Ronchi