OCCORRE AMARE DI PIÙ
Lc 14, 25-33

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Gesù, vedendo la folla numerosa che lo segue, si volta per metterla in guardia, chiarendo bene che cosa comporti andare dietro a Lui. Gesù non illude mai, non strumentalizza entusiasmi o debolezze, vuole invece adesioni meditate, mature e libere. Perché alla quantità di discepoli preferisce la qualità. E indica tre condizioni per seguirlo. Radicali. “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Parole che sembrano dure, eccessive per il cuore, e invece ne sono la risurrezione. Infatti il punto centrale della frase è: “Se uno non mi ama di più…” Non si tratta di una sottrazione, ma di un’addizione. Gesù non ruba amori, aggiunge un “di più”. Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande. E il risultato che ottiene è un potenziamento. Dice Gesù: “Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti; io posso offrirti qualcosa di ancora più bello”. Gesù è il sigillo, la garanzia che se stai con Lui, se lo tieni con te, i tuoi amori saranno custoditi più vivi e più luminosi.

 

Seconda condizione: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. Nel Vangelo la parola ‘croce’ contiene il vertice e il riassunto della vicenda di Gesù. Croce è: amore senza misura e senza rimpianti, disarmato amore che non si arrende, non inganna e non tradisce. Che va fino alla fine. Gesù possiede la chiave dell’andare fino in fondo alle ragioni dell’amore. Allora le due prime condizioni – amare di più e portare la croce – si illuminano a vicenda. Prendi su di te una porzione grande di amore, altrimenti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non ami.

 

Terza condizione: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. La rinuncia che Gesù chiede non è innanzitutto un sacrificio ascetico, ma un atto di libertà: esci dall’ansia di possedere, dalla illusione che ti fa dire “Io ho, accumulo, quindi sono e valgo”. Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti. Lascia giù le cose e prendi su di te la qualità dei sentimenti. Impara non ad avere di più, ma ad amare di più. Allora nominare Cristo e il Vangelo equivarrà a confortare la vita.

 

padre Ermes Ronchi