GUARDARE SEMPRE AVANTI
Lc 9,51-62

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La reazione di Giacomo e Giovanni al rifiuto dei Samaritani segue la logica comune: farla pagare, “Occhio per occhio”. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Nella concisione di queste parole emerge la grandezza di Gesù. Difende chi non la pensa come Lui, capovolge la logica della storia, quella che dice: “I nemici si combattono e si eliminano”. Gesù invece intende eliminare il concetto stesso di nemico. “E si avviò verso un altro villaggio”. Il Signore è inventore di strade: c’è sempre un nuovo villaggio con altri malati da guarire, altri cuori da fasciare; c’è sempre un’altra casa dove annunciare pace. Non ha bisogno di mezzi forti o di segni prodigiosi, non cova risentimenti. Lui custodisce sentieri verso il cuore dell’uomo. E il Vangelo diventa viaggio, via da percorrere, spazio aperto. E invita il nostro cristianesimo a diventare così, a continui passaggi, a esodi, a percorsi.

Come accade anche ai tre nuovi discepoli che entrano in scena nella seconda parte del Vangelo. Ad essi, che ci rappresentano tutti, dice: “Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove posare il capo”. Eppure non era esattamente così. Gesù aveva cento case di amici e amiche felici di accoglierlo a condividere pane e sogni. Con la metafora delle volpi e degli uccelli Gesù traccia il ritratto della Sua esistenza minacciata dal potere religioso e politico, sottoposta a rischio, senza sicurezza. Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido non potrà essere Suo discepolo. Noi siamo abituati a sentire la fede come conforto, sostegno e gioia. Ma questo Vangelo ci mostra che la fede è anche altro: un progetto che non assicura un’esistenza tranquilla, ma offre la gioiosa fatica di aprire strade nuove, il rischio di essere rifiutati e perfino perseguitati. Perché si oppone e smonta il presente, quando le sue logiche sanno di superficialità, di violenza, di inganno, per seminarvi il futuro.

“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Una frase durissima che non contesta gli affetti umani, ma si chiarisce con ciò che segue: “Tu va’ e annunzia il Regno di Dio”. Fai cose nuove. Se ti fermi all’esistente, al già visto, al già pensato, non vivi in pienezza. Noi abbiamo bisogno di freschezza e il Signore ha bisogno di gente viva. Di gente che, come chi ha posto mano all’aratro, non guardi indietro a sbagli, incoerenze, fallimenti, ma avanti, ai grandi campi della vita, che gli appartengono, a un Dio che viene dall’avvenire.

 

padre Ermes Ronchi