catechesi adulti 2016

Per vivere al meglio la celebrazione eucaristica, tutti insieme, vi proponiamo alcuni appuntamenti, che si terranno una volta al mese, il sabato alle 17.15 e la domenica alle 9.15. Sono due incontri, ma medesima catechesi.

Vi aspettiamo!

Scarica qui il calendario completo con le date e con i relatori che ci accompagneranno.

 

{slider title=”►   CONVENIRE – con don Lorenzo Marchetti” class=”gray solid” closed  }

Convenire insieme come Chiesa

“Senza la Domenica non possiamo – alla riscoperta della Messa” è il titolo di una serie di 5 incontri mensili che precedono ogni volta le due celebrazioni liturgiche, quella delle 18 il sabato sera e quella delle 10 la domenica mattina. L’intento è quello di tracciare il cammino di avvicinamento
all’Eucaristia riflettendo e vivendo i 5 momenti fondamentali della celebrazione liturgica: convenire, la richiesta di perdono, la Parola, l’Eucaristia, il congedo.
“Convenire” è stato il tema del primo incontro, condotto da don Lorenzo Marchetti che ha concluso il suo intervento, organizzato per giungere ad evidenziare il mistero dell’Eucarestia, con una citazione del teologo ortodosso russo Schmemann, il quale definisce proprio l’Eucaristia come “il sacramento dell’Assemblea”.
I sacramenti sono il luogo della prossimità a Dio e il ‘convenire’ per la celebrazione è la manifestazione della nostra prossimità. La prima e fondamentale azione liturgica si compie quando ci raccogliamo in assemblea, riconoscendo il primato di Dio che ci chiama a riunirci in un luogo e in un tempo. Ma se non ci fosse risposta alla chiamata, non ci sarebbe azione liturgica: questo il senso della lettura dell’Esodo (Es. 24, 1-11) proposta in questo primo incontro. Ogni azione liturgica inizia con la chiamata di Dio e con la nostra risposta consapevole di essere Chiesa: il soggetto della Liturgia è l’unione della comunità credente come tale, è qualcosa che trascende la semplice somma dei singoli credenti, è la Chiesa. La Liturgia inizia con l’atto di Dio della convocazione e con il Suo popolo che si raduna. La Convocazione è il primo atto eucaristico di rendimento di grazie.

Marcella Stellin

{slider title=”►   RICHIESTA DI PERDONOcon don Antonio Soddu” class=”gray solid” closed  }

In chiesa per scoprirsi differenti

Il secondo degli incontri che fanno parte del percorso “Senza la Domenica non possiamo – alla riscoperta della Messa” si è tenuto sabato 10 e domenica 11 dicembre in chiesa parrocchiale. Gli incontri sono stati condotti da don Antonio Soddu e don Tommaso Groppetti. Don Antonio, vicario parrocchiale a Romentino e studente di Teologia spirituale a Padova, ha proposto una riflessione su alcuni versetti della prima lettera di San Paolo ai Corinti (1Cor 11, 1-2; 17-22; 27-29), integrato la domenica mattina da don Tommaso col brano di Matteo relativo alla chiamata del discepolo
(Mt 9, 9-13). Varchiamo la porta della chiesa con un bagaglio di aspettative e di sogni su di noi e sulle persone che ci stanno attorno, ma poi verifichiamo che la realtà è ben diversa: avevamo pensato a noi stessi come a persone sempre pronte al perdono, disponibili e gentili e, invece, dobbiamo fare i conti, all’improvviso, con la nostra attitudine a giudicare, a criticare, a biasimare quanti ci stanno accanto.
In qualche modo questa perdita di spirito è la più dura da riconoscere, accettare e confessare. A volte pensiamo se il nostro vicino sia davvero degno di partecipare alla celebrazione eucaristica, proprio lui che ha tanti difetti… “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Avevamo varcato la porta della chiesa perché tutti siamo fragili e siamo lì per incontrare il Signore, lì presente, che ci attende e ci perdona ogni volta. “Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri (con il cuore), parole, opere (i fatti) e omissioni”: recitiamo, riconoscendoci piccoli e bisognosi del perdono del Signore, di cui dobbiamo essere testimoni allorché varcheremo nuovamente la porta della chiesa per tornare al nostro quotidiano.

Marcella Stellin

{slider title=”►   LITURGIA DELLA PAROLAcon don Gianluigi Cerutti” class=”gray solid” closed  }

L’importanza di ascolto e silenzio

Il terzo incontro del percorso “Senza la Domenica non possiamo – alla riscoperta della Messa” si è tenuto il 14 e il 15 gennaio in chiesa parrocchiale. Gli incontri, tenuti da don Gianluigi Cerutti, Vicario vescovile per il clero, erano basati su due brani di San Paolo (1 Ts 2,13 e Ebr 4,12), due costituzioni del Concilio Vaticano II, la “Dei Verbum” (n.1, n.21 e n.26) e la “Sacrosanctum Concilium” (n.7) e infine sul Messale Romano (n.28, n.55 en.56). “In religioso ascolto della Parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia” il Concilio Vaticano II ha posto sul candelabro la Parola, in modo che essa potesse illuminare il cammino degli uomini e della Chiesa. Ogni Liturgia (fin dal Battesimo) inizia con la Parola e nella Messa ogni Lettura si conclude con il lettore che annuncia “Parola di Dio”.
L’automatismo con cui pronunciamo queste parole rischia di non considerare la reale presenza del Signore che “opera efficacemente” ed entra in profondità in noi per aiutarci a camminare e a trovare la luce. Sempre presente nelle azioni liturgiche, oggi facciamo la stessa esperienza di 2.000 anni fa. Le letture fanno risuonare la Parola di Dio nell’oggi: lo Spirito Santo rende attuale per noi oggi la presenza viva di Gesù.
La Chiesa si nutre del pane di vita dall’unica mensa in due momenti specifici: la Parola e l’altare e questo ci riporta a due luoghi sacri, la mensa e l’ambone (che non è un leggìo, ma un luogo liturgico), da dove avviene l’intronizzazione della Parola con l’introduzione dell’evangeliario, accompagnato dalle candele accese.
E noi come viviamo questa esperienza? Ogni volta che si ascolta la Parola, si riceve nuovo impulso per la nostra vita: “Ogni volta può sembrare la prima volta che incontro quel testo” (cardinal Martini). Fondamentali sono i momenti di silenzio, che non è un vuoto, ma un momento di partecipazione e di ascolto.

Marcella Stellin

scarica qui il materiale completo della catechesi di don Gianluigi

 

{slider title=”►   LITURGIA EUCARISTICA – con don Tiziano Righetto” class=”gray solid” closed  }

Con gli occhi della Fede

Il quarto degli incontri del percorso “Senza la Domenica non possiamo – alla riscoperta della Messa” è stato tenuto il 25 e 26 febbraio in chiesa parrocchiale da don Tiziano Righetto, docente di Liturgia ai laici e parroco al Sacro Cuore di Novara. Fulcro dell’incontro: la Liturgia eucaristica, una bella illustrazione dell’istituzione dell’Eucaristia e della preghiera eucaristica, momento essenziale della celebrazione liturgica. La mensa è, nella nostra vita quotidiana, non solo il momento in cui ci si nutre, ma anche quello in cui ci si relaziona con gli altri; allo stesso modo Gesù trova nell’Ultima Cena il modo di comunicare ai Suoi ciò che Lui ha e ciò che Lui è, mediante i segni del pane e del vino, con cui anticipa ciò che deve venire, ovvero la Sua morte. Quei segni costituiscono il senso profondo della storia di un Cristo che, lasciato ormai solo anche dai Suoi apostoli ormai lontani (come Leonardo ha ben evidenziato nel suo dipinto dell’Ultima Cena, in cui Gesù è solo al centro della scena, mentre i Suoi sono tutti ripiegati chi da un lato e chi dall’altro), decide di non fuggire, ma di consegnarsi per la salvezza di tutti, anche dei Suoi persecutori. In quella cena, a quei segni viene affidato il Suo testamento: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 14-20).

Ci illumina sempre l’evangelista Luca (Lc 24,13-35) con il racconto dei due di Emmaus: Gesù è lì ma non è riconosciuto. Si affianca a loro e racconta lungo il cammino la Sua storia, ma i discepoli lo riconoscono solo dopo, a cena, allo spezzare del pane. Eucaristia è proprio questo riconoscimento. Per riconoscerlo bisogna fare un cammino. Quel pane e quel vino non sono solo ciò che vedo, ma anche ciò che non vedo: la Sua presenza reale nella celebrazione. Questo momento avviene dopo un cammino di fede, che si rinnova a ogni celebrazione: prima la Parola che scalda il cuore, poi i doni del pane e del vino, frutto del lavoro dell’uomo, con le sue cadute e le sue gioie, e infine il riconoscimento della Sua presenza con gli occhi della fede.

 

 

Marcella Stellin

 

{slider title=”►   COMUNIONE e INVIO – con don Tiziano Righetto” class=”gray solid” closed  }

Come chicchi di grano in un solo pane

Il 18 e 19 marzo, nell’ultimo incontro del ciclo Senza la domenica non possiamo – alla riscoperta della Messa” tenuto da don Tiziano Righetto, abbiamo ripreso la riflessione sulla Liturgia come azione simbolica che dà la possibilità di essere plasmati e di partecipare realmente al banchetto di Gesù: la celebrazione eucaristica non è una somma di momenti, ma un percorso, un dinamismo attraverso il quale entriamo in comunione, attraverso il Signore crocifisso e risorto, con il Padre e con i fratelli.

I riti di comunione permettono di riconoscere Gesù come Signore e noi stessi come fratelli: 1) Con il Padre nostro chiediamo il pane quotidiano (riferimento anche al pane eucaristico) e la purificazione dei peccati; è un’invocazione forte al Padre perché compia il Suo disegno di amore – 2) Il rito della pace è il più dinamico della Liturgia eucaristica, con cui si implorano la pace e l’unità per la Chiesa e il mondo e che richiama la pace che Dio dà agli uomini; è il momento dello sguardo nell’occhio del fratello – 3) La frazione del pane è il momento dell’unità dei fratelli; unendoci a Sé, Gesù Cristo ci unisce anche tra noi, come esprimono bene i segni del pane e del vino, condivisi in un convito fraterno. I molti diventano un solo corpo in virtù dell’unico pane. Come i chicchi di grano si fondono in un solo pane e gli acini d’uva in un solo vino, così noi diventiamo uno in Cristo. L’Eucaristia è il momento dell’unità con Dio, con la Chiesa, con i fratelli, ma anche il momento dell’unificazione spirituale della persona tra i suoi sogni e il suo fare. Terminata l’orazione dopo la Comunione, il sacerdote dà brevi avvisi ai fedeli, li saluta con la formula liturgica “Dominus vobiscum” (Il Signore sia con voi) e li benedice. Quindi li congeda con “Ite, missa est” (La Messa è finita), il mandato che è anche una missione: tornare nel mondo consegnandosi quotidianamente a Dio e vivendo da figli, spendendosi come Lui, senza condizioni. È un mandato all’azione, a compiere esperienze che fanno recuperare la bellezza di quel Vangelo che scalda il cuore, convinti della bellezza della propria vita.

Marcella Stellin

 

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