Mi sono permesso di battezzare così la statua dell’Immacolata che abbiamo collocato nella cappella del Santissimo. È un’immagine dal volto mite e riservato, sul capo porta un fazzolettone come le donne di campagna, le braccia sono aperte con un gesto semplice e spontaneo. È una ragazza umile, ma conscia del grande mistero che sta crescendo in lei.

Da dove viene la statua? Sicuramente dall’antica chiesa di San Dionigi soppressa dall’editto di Napoleone e poi distrutta. Ha trovato collocazione nella cappella della Casa di riposo comunale. Molti nostri anziani di ieri e di oggi l’hanno guardata con occhi pieni di malinconia e di fervide orazioni. Alla chiusura della Casa ho ottenuto, grazie all’Amministrazione comunale che ringrazio vivamente, di poterla ritirare e collocare dove ora ci guarda, con mitezza materna e amorevole. Quando entreremo nella cappella del Santissimo continueremo ad adorare il Pane di Vita e potremo guardare a lei, invocando un po’ della sua umiltà.

Il Signore sa di quanto ne abbiamo bisogno.

Don Ettore