ciborio San Clemente piccola

Dedicato a San Clemente

La storia dell’arrivo delle reliquie di San Clemente potrebbe benissimo essere romanzata e trasformata in un film o in un serial televisivo di successo. C’è di tutto: intrighi di carattere politico, religioso, una comunità che si dedica anima e cuore all’arrivo delle spoglie del Santo e anche un po’ di leggenda. A raccontare la vicenda, avvenuta nell’inverno del 1758 a Trecate, è stato il professor Franco Peretti, in occasione della riapertura del ciborio dedicato ai nostri Patroni dopo i recenti restauri in un incontro promosso dalla Consulta alla presenza anche di diversi componenti dell’Amministrazione comunale (sindaco Binatti, vice Capoccia, presidente Crivelli e consigliere Varone). L’incontro, che ha avuto luogo nel pomeriggio di domenica 10 settembre di fronte ad una cinquantina di curiosi e appassionati di storia locale, non ha deluso le attese; si è aperto con un breve ma emozionante ricordo dei Rüstich diretti da Mauro Rolfi con gli inni dedicati ai nostri Santi e all’immancabile ‘Viva Tracà. Quindi spazio ad una rappresentante della ditta Signini che ha curato i restauri del ciborio.

Poi è toccato al racconto del prof. Peretti. “La Chiesa Cattolica è in fermento per l’avvento del Protestantesimo e come risposta si promuove il culto dei Santi, persone umane che con la loro testimonianza si sono avvicinate a Dio. A Roma era appena deceduto Papa Benedetto XIV e in Conclave in rappresentanza del Sacro Romano Impero aveva partecipato il marchese Clerici; per ringraziarlo della sua presenza (e immaginiamo ‘voto’) il nuovo pontefice Clemente aveva donato le reliquie dei santi Benedetto e Clemente alle comunità rispettivamente di Cuggiono e Trecate, rette proprio dal marchese Clerici. Nel dicembre del 1758 arrivarono da noi e vennero consegnate al parroco don Bandi e alla Fabbriceria (il gruppo che di seguito è diventato la Consulta). Si decise di costruire uno scurolo degno di tali spoglie, perché potesse contenere i resti di San Clemente e affiancarli a quelli di San Cassiano, patrono di Trecate già da diversi secoli addietro. Da tale Pietro Rosina venne acquistato un terreno e di seguito venne incaricato di redigere il progetto l’architetto Crespi, molto noto nel Milanese, per essere uno dei professionisti che aveva ‘disegnato’ la guglia principale (quella che regge la Madonnina) del Duomo di Milano. Per la realizzazione dello scurolo tutta la comunità trecatese si adoperò e non mancò in generosità per far sì che il suo nuovo Patrono avesse una sede idonea. Anche l’Amministrazione comunale non si tirò indietro. Si pensi che per gli affreschi furono chiamati i Borracino, artisti notissimi all’epoca, che in zona avevano impreziosito il Varallino a Galliate e anche il Sacro Monte di Varallo Sesia. Successivamente venne realizzata la veste da soldato (il ‘mestiere’ di San Clemente) e alla fine ecco che è stata realizzata l’opera come la vediamo oggigiorno”. Da notare che il restauro degli affreschi ha donato una luce e uno splendore a tutto l’ambiente che merita di essere visitato e ammirato.

Alla fine l’intervento del parroco don Ettore, che ha sottolineato – citando un passo dell’evangelista Matteo, come “dalla cura e tutela delle cose del passato sia un fatto necessario e doveroso per vivere al meglio il presente e per prepararsi al futuro. Vorrei ringraziare tutti gli intervenuti”.

Infine il grazie del presidente della Consulta, ing. Giuseppe Peretti: “Un bel pomeriggio all’insegna dei nostri Santi Patroni, della Tradizione e Storia: insomma di Trecate. Ora diamo appuntamento a tutti alle imminenti Feste Patronali che si concluderanno con il concerto in onore dei Santi di lunedì sera in chiesa parrocchiale”.

Gianmaria Balboni