Questione di DNA. Il Pontefice ha ripreso uno dei versetti del salmo 8 e ha sottolineato come questo esprima “l’ammirazione davanti alla tenerezza, all’amore di Dio: perché tu ti comporti così con noi? Non siamo niente, ma Tu sei grande”. La risposta è nel racconto della creazione tratto dalla Genesi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”. Dio dà tutto all’uomo. E la creazione dell’uomo e della donna è l’incoronazione di tutta la creazione del mondo, è il fine. Dio prima di tutto ci ha dato il Dna, cioè ci ha fatti figli, ci ha creati a Sua immagine, a Sua immagine e somiglianza. Un legame che resta. In definitiva, Dio “ci ha dato questa identità di figli”; ci ha dato tutta la Terra. E cosa comporta questa signoria? Comporta il compito di portare avanti il Creato, cioè un lavoro. “Come Lui ha lavorato nella creazione, ha dato a noi il lavoro, il lavoro di portare avanti il creato. Non di distruggerlo; ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e fargli portare frutto”. Infine Dio “ci ha dato l’amore: l’amore che incomincia qui, nell’uomo e nella donna”.

La donna è l’armonia del mondo. Per capire una donna bisogna prima sognarla: ella è “il grande dono di Dio, capace di portare armonia nel creato”. È la donna, ha riconosciuto Francesco, “che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella”. Nel brano della creazione sembra che con la generazione dell’uomo tutto sia finito, tanto che “Dio si riposa”. Però manca qualcosa: l’uomo è solo. Così “il Signore plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati”. Ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse: “Non trovava in questi animali una compagnia”, in sostanza “era solo”. Allora il Signore “fece scendere un torpore sull’uomo”: lo fece dormire e dalla sua costola generò la donna. Essa è “ossa dalle mie ossa e carne dalla mia carne”. Si legge inoltre nella Genesi: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne”. E questo accade solo con la donna: “La donna viene così a incoronare il creato, di più: porta armonia al creato”. Tante volte sentiamo dire: “È necessario che in questa società, in questa istituzione, che qui ci sia una donna perché faccia questo, faccia queste cose”. È vero che la donna deve fare cose e fa cose; però lo scopo della donna è fare l’armonia e senza la donna non c’è l’armonia nel mondo”.

Come si risponde alla tentazione. Nella debolezza delle tentazioni, che tutti prima e poi abbiamo, non si deve commettere l’ingenuità di impelagarsi nel dialogo: occorre, invece, avere il coraggio della preghiera e chiedere perdono per rialzarci e andare avanti, con la certezza che la grazia ci aiuta a non nasconderci dal Signore. Nel libro della Genesi ascoltiamo la tentazione di Adamo ed Eva: “il serpente era il più astuto”. Il diavolo si fa vedere in forma di serpente attraente e con la sua astuzia cerca di ingannare: lui è specialista in questo, è il “padre della menzogna”. Il diavolo, ha spiegato il Papa, “è un bugiardo, sa come ingannare, sa come truffare la gente”. Il diavolo prova a fare “lo stesso con Gesù nel deserto. Gli fa tre proposte, ma questo dialogo con Gesù finisce male per il diavolo: Vattene, Satana!”. Quando il diavolo circuisce una persona, ha affermato il Papa, lo fa con il dialogo, cerca di dialogare. Il Papa punta l’attenzione sull’atteggiamento di Gesù che viene tentato: non dialoga con il diavolo, piuttosto “sente il diavolo e dà una risposta, ma che non è sua: prende la risposta dalla parola di Dio”. Oggi si parla tanto di corruzione ha ricordato Francesco: “Tanti corrotti, tanti pesci grossi corrotti che ci sono nel mondo, dei quali conosciamo la vita sui giornali, forse hanno cominciato con una piccola cosa, non so, per non aggiustare bene il bilancio: quello che era un chilo, no, facciamo novecento grammi ma che sembra un chilo”. La corruzione incomincia da poco, con il dialogo: e così, “a poco a poco, a poco a poco, si cade nel peccato, si cade nella corruzione”.

A cura di Alessandro Maffiolini