Il tempo dell’Emmanuele


(Gv 6,1-15)

tempo-emmanueleUn ragazzo in mezzo alla folla che si accalca attorno a Gesù… un rabbì – gli hanno detto – ma che viene dalla sua stessa terra, la Galilea; che ha lavorato come loro – lo si vede dalle mani – e che non ha paura di stare fra tutta quella gente un po’ sporca ed equivoca…

Il ragazzo non è che capisca tutto ma il sorriso di quell’uomo, il suo lasciarsi prendere e toccare da tutti, guarire i malati, trasformare acqua in vino per festeggiare…

Ora però vede un po’ di tumulto, le pance brontolano, le mani son vuote e gli sguardi persi, specie quelli dei suoi, che non sanno che fare…

… per fortuna la mamma gli ha messo, in un panno, i panini sfornati all’alba e qualche pesciolino di quelli che il papà ha portato dalla notte sul lago… stringe il pacchetto ed è tranquillo.

Ma ecco tanta concitazione attorno al suo pacchetto… e quegli uomini lo guardano, in cagnesco, non sono più fratelli… e lui vorrebbe stringerlo forte e correre via lontano, a casa…

Poi il rabbì, Gesù, gli si fa vicino, sorride proprio a lui e poi quella proposta: ‘ho bisogno del tuo pane, dei tuoi pescolini – del tuo cuore di ragazzo – per tutti questi amici e amiche… se vuoi…’.

Gli occhi nei suoi, le orecchie aperte, il cuore toccato: ‘il rabbì ha bisogno di me per questi fratelli? Mi chiede il permesso, mi chiede se voglio… ma di questo poco non resterà nulla, farò la fame… eppure mi fido di quel suo sguardo pieno di simpatia, di attesa e di discrezione, mi fido di quella mano aperta, quasi implorante…’… le mani chiuse attorno al fazzoletto si sciolgono, si aprono e consegnano a Lui il mio pane, i miei pesci – il mio cuore vacillante ma affidato…

E il miracolo del mio poco che nelle Tue Mani può diventare cibo per tanti, gioia delle stare insieme da fratelli… basta lasciarmi guardare da Te e dire il mio piccolo sì…

… come con Maria, ancora una volta Dio trepida d’amore perché io gli dica sì, usa della mia vita per amare questo mio mondo.