“Ha fatto bene ogni cosa. Fa udire i sordi e parlare i muti”

(Mc 7,31–37)

 

chiostro-smdcÈ la folla, sono i viandanti, sono gli amici o è la comunità che conduce da Gesù questo sordo che parlava a stento e lo prega per la sua guarigione?

E chi è condotto, il sordomuto del testo del Vangelo di Marco che la liturgia ci propone per questa 23^ domenica? Come mai non ha un nome? Non sappiamo se si senta bisognoso o no. Non prende nessuna iniziativa e possiamo solo pensare che, a causa al suo stato, patisca l’isolamento, l’esclusione, la solitudine e si lasci condurre con la speranza di chi si sente guardato, preso in considerazione e capito.

Gesù, da parte sua, accoglie il desiderio della folla e stabilisce un rapporto speciale con il sordo balbuziente: crea un rapporto di vicinanza, di attenzione e di cura. Infatti “lo condusse fuori dalla folla, in disparte”; si impegna, quindi, con tutto se stesso e usa gesti concreti: “mise le dita” e “toccò la lingua”. Finalmente, “alzando gli occhi al cielo”, sospirando, pronuncia la parola “Apriti”.

Ecco la guarigione, la gioia di sentirsi se stesso, il ristabilirsi dei rapporti, il poter comunicare, il sentirsi accolto dagli altri e incamminato alla comunione. Ci dice il testo ”Gli si aprirono gli orecchi; e subito gli si sciolse la lingua e parlava bene” (v 35).

E quando ha la vita piena con la gioia di sentirsi guarito e di essere se stesso, non può non parlare di questa esperienza. Così la folla riconosce nell’oggi, come all’inizio della creazione, che: “Egli ha fatto bene ogni cosa”.

Signore, che hai camminato per i sentieri della tua terra e in quella dei pagani, hai incontrato le folle e guardato ogni uomo portandolo alla gioia della salvezza, hai rivolto lo sguardo al Padre tuo e Padre nostro con fiducia senza limiti, anche oggi fa di noi una comunità che accompagni e annunci la gioia di essere stata trovata da Te.

Il nostro balbettare la fede diventi un canto di gioia, perché Tu ci ha incontrato, ci hai guarito nel battesimo e ci hai dato un nome nuovo di figli e figlie amati. Amen

Le Sorelle Ministre della Carità