Diffondiamola nel mondo intero

È proprio un evento sbalorditivo quello che stiamo celebrando: la Risurrezione di Gesù, centro del messaggio cristiano, annuncio risuonato fin dagli inizi perché potesse giungere fino a noi. È, come ci ricorda san Paolo, un qualcosa ricevuto a nostra volta e trasmesso ai fratelli con forza e coerenza di vita. Anche noi cristiani siamo chiamati quotidianamente a rinnovare la nostra fede nella morte e risurrezione di Gesù: solo in questo modo la nostra speranza è forte e capace di illuminare la nostra vita. La Pasqua è il cuore della nostra fede. Spesso la cultura odierna cerca di oscurare e relativizzare questo evento e di insinuare nei credenti dubbi che portano a una fede “all’acqua di rose”, superficiale e sentimentalistica. Diventiamo così incapaci di riconoscere l’amore di Dio per noi e non riconosciamo più Gesù come Signore della nostra vita. Siamo allora preoccupati da molte cose da dimenticarci della fede stessa, che diventa solo un corollario nella nostra vita e non ha più nulla da trasmetterci. Dobbiamo entrare in relazione col Risorto; arrivare a toccare il Suo Corpo: esso è esattamente uguale al corpo di ognuno di noi. Per questo Gesù “si fa toccare”: può riprendere ad avere rapporti diretti e sensibili, si può vedere e addirittura mangiare con Lui. Risuscitare non ha un significato spiritualistico, non è solo un ideale o un’astrazione per comprendere meglio.

È lo stesso corpo crocefisso, morto e sepolto: infatti, continua ad avere i segni dei chiodi e del costato squarciato dalla lancia, i segni della Sua passione. Il sepolcro è vuoto: non è il corpo di un altro. È vero, però, che esso possiede caratteristiche differenti e nuove, tipiche del Risorto: “Non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a Suo modo dove e quando vuole”.

Il tempo pasquale che stiamo vivendo ci stimola continuamente a credere, senza pretendere di comprendere fino in fondo il mistero di Dio. Non siamo davanti ad un’invenzione, a una realtà costruita dagli apostoli, a un fantasma o siamo vittime di un’illusione. Gesù stabilisce con noi rapporti diretti, usando anche il tatto, la vista, l’udito: vuole che i cristiani comprendano che è veramente risorto e che la strada per gli uomini è quella tracciata da Lui stesso. Anche oggi la Chiesa, quindi ogni battezzato, è chiamata a compiere questo stesso cammino e a trasformarsi in annunciatori della Risurrezione: il Vangelo non può più restare chiuso nei gruppi, ma dev’essere diffuso ovunque, sino ai confini della Terra. Le periferie esistenziali dell’uomo devono essere inondate dall’amore e dalla Misericordia di Dio, perché possano rinnovarsi e ritornare a essere luoghi di vita, di accoglienza e di gioia.

Questa è la speranza che garantisce di vivere realmente e diventa capace di sfondare le porte del male, dell’odio e dell’egoismo che purtroppo sembrano predominare nel mondo di oggi: l’ultima parola è, però, di Dio Padre. Lui garantisce con la morte e la Risurrezione che tutte queste cose possono essere vinte. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova la realtà quotidiana. La Risurrezione di Cristo è la nostra forza!

Doniamola ai nostri vicini

Cari trecatesi, la Risurrezione del Signore ci provoca, sia personalmente sia come comunità cristiana. Molte sono le domande che ci vengono poste, in modo particolare, se si sono trasformati i nostri rapporti sociali e quelli familiari, nell’ambiente di lavoro, negli stili di vita, in relazione con il denaro e le realtà materiali. Cristo non è un evento concluso: continua a spargere i semi di speranza, di fiducia, di coraggio e di libertà. Gesù oggi risorge ancora in ognuno di noi e vuole far rotolare via dall’imboccatura dei nostri cuori i massi che ostacolano una vita di amore e di solidarietà. Quanti macigni chiudono la nostra esistenza e i nostri cuori e impediscono alla nostra città di essere un mattone di quella civiltà dell’Amore che Cristo ha annunciato come possibile e fattibile.

Con Gesù la vita cambia e trasforma ogni realtà: questa è l’unica cosa che può salvare la nostra città e renderla realmente viva e vivibile. È fondamentale, allora, decidere di testimoniare quanto incontrato e ricevuto: non con le parole, perché è solo il fare coerente che diventa credibilità. I cristiani non s’indottrinano o si sacramentalizzano, ma si generano: la vita dei cristiani non può se non essere accoglienza, gioia, misericordia, serietà e comunità; è un “Sì” pieno, pronunciato con amore e nell’amore. La Chiesa è il Popolo di Dio e proprio per questo ha il dovere di raggiungere tutti, anche le persone più semplici, più povere, considerate inferiori anche da “certi ambienti della Chiesa”.

Non dobbiamo, cari trecatesi, ricercare e volere una comunità che tende a un profilo di basso livello o per la quale va sempre bene tutto; dobbiamo evitare anche la spettacolarizzazione di quanto facciamo e della fede. La misura alta della vita cristiana indicata da Gesù è fatta per tutti, perché tutti siamo chiamati alla santità e a donarci agli altri. La comunità cristiana trecatese è chiamata allora a vivere in mezzo alla gente di ogni estrazione sociale e razza: deve “sporcarsi” con gli esseri umani e rendere ragione della propria fede che cerca di vivere davanti al mondo e senza paura. Lo scopo non è di dominare o di mettersi sopra agli altri. L’obiettivo della testimonianza di noi trecatesi e della nostra comunità rimane quello di far sedere molti altri alla mensa della nostra speranza, per aiutare anche loro a vivere l’autentica felicità. Nasce allora spontaneo fare delle scelte.

Vivere la solidarietà e condividere quanto abbiamo con chi è rimasto senza lavoro o vive nella povertà vera. Con gratuità dedicare quel poco o molto tempo libero che abbiamo ponendoci in spirito di servizio verso gli ammalati, anziani e chi è nella solitudine. Viviamo sempre lasciandoci guidare dall’amore e dal Vangelo, seminando pace, misericordia e fraternità. Condividiamo la testimonianza educativa e di fede che ci è stata trasmessa passandola alle giovani generazioni. Partecipiamo con rinnovata fiducia alla costruzione del “bene comune” e di una comunità non più divisa in gruppi, associazioni o movimenti concorrenti.

Sorretti e sostenuti dalla comunione con Cristo, proseguiamo il cammino nella nostra città con coraggio e con gioia.

Alessandro Maffiolini