Un’occasione da non perdere

La rivoluzione informatica provocata dall’aumento esponenziale dell’uso dei computer è ormai entrata in tutti gli ambiti di vita e di lavoro, ha trasformato il modo di avvicinamento alla realtà e la gestione di ogni pratica. Essa può arrivare ad avere conseguenze sociali, politiche, economiche di grande portata: crea un ambiente di vita completamente nuovo, un modo innovativo di pensare l’esistenza. I processi mediatici arrivano a dare forma alla realtà, intervengono sull’esperienza delle persone e permettono un allargamento delle potenzialità dell’uomo. Arrivano a trasformare le persone nei loro modi di pensare e nella stessa struttura del pensiero fino a incidere sui comportamenti e i modi di relazionarsi. Ciò non può se non interpellare profondamente il battezzato: l’evangelizzazione e la catechesi non possono più avvenire come prima, ma richiedono un balzo in avanti; ne va di mezzo la stessa vita buona del Vangelo. La risposta è contenuta nella via scelta dal Signore per mettersi in relazione con noi: il farsi uomo, il rendersi carne. Il Concilio ci ricorda con chiarezza che Dio si è manifestato, attraverso parole e scelte concrete, al popolo per sospingere Israele a sperimentare il Suo piano e riconoscere la Sua voce nelle persone inviate, i profeti. Il nostro Dio non è lassù nei cieli, lontano da noi e dai nostri bisogni, ma entra nella storia e comunica con noi utilizzando il linguaggio e le categorie degli uomini. Certamente, se ne avesse avuta l’occasione, Gesù avrebbe utilizzato le nuove tecnologie viste come possibilità attuali di stabilire rapporti a livello interpersonale e planetario.

Noi cristiani non possiamo se non seguire l’esempio del Buon Pastore e intraprendere la stessa strada senza paura e con coraggio. Abbiamo in noi la vocazione a essere in “relazione” per generare alla vita nuova in Cristo e presentare un’immagine di Chiesa capace di adeguarsi al Vangelo e di rompere così muri e chiusure, mettendosi in comunicazione con la società civile. Certamente occorre ‘camminare’ perché vanno rispettati gli standard di qualità che caratterizzano il mondo digitale se vogliamo essere propositivi e capaci di incidere nella realtà attuale. Mettiamo in pratica percorsi di conversione che investano tutta la vita e l’azione della comunità.

In questo modo potremo annunciare la Misericordia del Padre per tutti e permettere a ogni uomo della Terra di riconoscere Dio e di dargli la possibilità di cambiare la propria vita per modificare, secondo il Suo progetto, il mondo in cui si vive. Occorre arrivare a trasmettere il Vangelo, la gioia che si genera dall’aver incontrato la Persona di Gesù, presente in mezzo a noi. Ciò nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, siamo sempre in compagnia di chi vuole solo la nostra felicità. Non perdiamo questa occasione che la Provvidenza ci pone davanti.

Missionari di una gioia donata

Tutti i cristiani sono invitati ad accettare la chiamata del Signore a uscire dalla propria casa e avere il coraggio di raggiungere le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo. Incontrare Lui è incontrare la fonte dell’unica gioia possibile che, per definizione, è missionaria: essa va annunciata e aiutata a portare frutto innanzitutto con la nostra testimonianza concreta. La dinamica fondamentale è sempre composta da un uscire da sé, camminare, seminare sempre e comunque, non fermarsi mai ma andare più avanti per spiegare meglio e fare segni ulteriori nel nome di Cristo. Essere missionari significa arrivare a tutti senza esclusioni e concentrare il proprio annuncio sull’essenziale, su ciò che è bello e allo stesso tempo necessario e fondamentale per un incontro con il Signore. Noi evangelizziamo perché abbiamo ricevuto gratuitamente l’amore di Gesù e l’esperienza di poter essere salvati da Lui. Questo ci porta a nostra volta ad amarlo, a seguirlo, a incontrarlo e fa sorgere in noi il desiderio di comunicarlo a quanti incontriamo.

Siamo chiamati quindi a leggere il Vangelo, a sostare sulle sue pagine e a penetrare nelle sue profondità fino a lasciarci modificare la vita: è questa relazione con Lui che ci permette di riscoprire ogni giorno di essere custodi di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova e dona gioia senza fine. Solo così la nostra esistenza è attraversata da un filo conduttore fondamentale: il cristianesimo dona gioia, allarga gli orizzonti e vale la pena di essere vissuto sino alla fine. Diventiamo allora uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama: in definitiva, siamo missionari perché abbiamo fatto esperienza dell’incontro con la persona di Gesù e abbiamo compreso che per Lui noi scegliamo di portare la nostra scoperta a ogni uomo. È un dono che è elargito gratuitamente per consentirci di dispensarlo a nostra volta a tutti, senza paura di perdere qualcosa e di impoverirci. Sperimentiamo che la vita con Gesù diventa piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa.

Il cristiano missionario non smette di essere discepolo, segue sempre il Buon Pastore, sa che cammina con lui e non lo abbandona mai, specialmente nelle difficoltà e sofferenze. Queste ultime, con la gioia donata, assumono un significato nuovo e diverso diventando occasioni per approfondire l’amicizia con Gesù. Solo allora accogliamo in noi l’entusiasmo dell’annuncio e trasmettiamo alle persone di essere innamorati del Signore e pronti a fare ogni cosa per Lui. La gioia, inoltre, è profondamente legata all’amore e quest’ultimo implica costanza, fedeltà, rispetto degli impegni, generosità e non accontentarsi di “dare il minimo”, ma tendere al massimo. Rispondendo il nostro “Sì” e donando a nostra volta la gioia, saremo comunicatori di Dio misericordioso ai nostri fratelli.

Alessandro Maffiolini