Una chiamata per tutti

Il mondo, forse poco consapevolmente e distratto da falsi problemi, si sta avvicinando alla propria fine. Dio però ci dona un’altra occasione per ritornare a Lui: è la Settimana Santa che tra poco inizierà. Chiediamoci con coraggio cosa possa voler dire per noi viverla, o cosa significhi seguire Gesù nell’ingresso a Gerusalemme e nel Suo cammino verso la Croce e la Risurrezione. In queste settimane di Quaresima abbiamo percorso con Lui le strade della nostra vita, lo abbiamo sentito chiamare il nostro nome, abbiamo scoperto che il Padre ci accoglie sempre e ci rigenera come figli. Abbiamo condiviso un cammino comune per riconoscerci figli nel Figlio e quindi fratelli gli con gli altri: siamo stati invitati ad andare oltre le apparenze, a trovare la fonte della gioia nella comunione profonda col Padre e nel mettere in pratica la Sua volontà.

Siamo stati abituati, dalle scelte del Signore, a parlare con tutti senza fare distinzioni e a portare la Misericordia di cui noi stessi abbiamo fatto esperienza concreta: i nostri peccati infatti, sono perdonati, se li poniamo davanti a Lui chiedendo perdono e tornando alle nostre case con una vita rinnovata e coerente al Vangelo. Sono stati giorni in cui la Parola ha permesso di comprendere che il nostro Dio s’interessa a ogni uomo e donna come fanno un buon padre e una buona madre; è Lui che “fa la prima mossa” verso di noi per farsi a noi vicino, senza calcoli e a braccia aperte. Questo è il Dio annunciato da Gesù, certamente un Dio scomodo e poco apprezzato dal mondo e da molti cristiani. Un Dio che si sporca le mani con i peccatori e si avvicina a loro. È la bellezza della “fede cristiana”; Lui è sempre con noi in ogni situazione della vita per aprire le porte del nostro cuore all’amore e alla Misericordia del Padre. Papa Francesco ci ricorda che nella Settimana Santa arriviamo a vivere il vertice di questo cammino, che altro non è se non il disegno di amore che attraversa tutta la storia dell’umanità e di ogni popolo. Entrare con decisione a Gerusalemme manifesta la volontà di Gesù di donarsi totalmente e di non tenere nulla per Sé, neanche la vita. È amore vero; è l’unico modo con cui il mondo “ricco e civilizzato” può ancora salvarsi e prestare attenzione al grido di Misericordia che da vari popoli si eleva con forza e durezza. Altrimenti rischiamo di sprecare quanto Gesù ha fatto per noi e di rinchiuderci in noi stessi innalzando nel frattempo muri per sentirci sicuri e mantenere tranquilla la nostra coscienza. Iniziamo questa settimana con un Gesù che non dice nulla, ma pone un gesto simbolico, pieno di significato: cavalca un asino, un animale che a noi oggi fa ridere e si è trasformato in sinonimo dispregiativo.

Per il Vangelo, invece, indica chiaramente il servizio umile e benevolo, pronto a mettersi a disposizione degli altri. Proviamo a contemplarlo e comprenderlo nella sua semplicità, assumendo gli stessi sentimenti e atteggiamenti di Gesù. In questo modo la Settimana Santa diverrà il cuore del Giubileo dedicato alla Misericordia.

Un invito per ogni trecatese

Cari concittadini, la vita intorno a noi continua a scorrere nella sua normalità (se è lecito usare tale termine); il mondo prosegue nella sua mentalità e nelle sue frenetiche attività. Per quanti si dicono cristiani o almeno “credenti” nasce il desiderio di fermarsi, di comprendere gli eventi che stanno per accadere tra pochi giorni, avvenimenti che possono cambiare una vita e modificare un popolo intero. La Passione e la Morte di Gesù, da una parte mostrano l’immenso amore di Dio per noi e dall’altra riassumono il male che gli uomini sono capaci di compiere verso di Lui e verso le altre persone. Non possiamo rimanere insensibili, né far finta di niente, ma siamo chiamati a lanciarci sulla stessa strada percorsa da Gesù per sconfiggere l’indifferenza e il male, diventando costruttori di una nuova società.

Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non è solo un sentimento o una commozione, ma è l’imparare a uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per dirigerci, senza paura, alle periferie esistenziali e diventare portatori della Misericordia del Padre. Stiamo attenti: non è assumere primariamente la logica del dolore e della sofferenza, ma quella del dono di sé e dell’amore incondizionato e gratuito. In questo modo si può passare dalla morte alla vita vera in Dio. Portiamo a tutti comprensione, conforto, vicinanza, accoglienza, aiuto e Misericordia. Entriamo nella logica del Vangelo, l’unica che può salvare il mondo e la nostra città. Abbiamo, infatti, davanti agli occhi diversi atteggiamenti di sospetto e di ricerca dell’errore degli altri che hanno il solo scopo di dividere: così facendo diciamo semplicemente che il Vangelo non ha attinenza con la nostra vita.

Seguire Cristo e rimanere con Lui, esigono un “uscire” da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per restringere l’orizzonte verso i fratelli e verso Dio stesso, impedendo a Dio di agire e manifestarci il Suo amore. Trecatesi, non accontentiamoci del ribasso, di una fede così annacquata da essere inconsistente: guardiamo a Gesù, a quanto ha detto e fatto e mettiamoci in cammino con decisione per trasfigurare la nostra vita e donare gioia a chi incontriamo quotidianamente. Non spaventiamoci. Non troviamo le solite scuse del non avere tempo e troppe cose da fare: Dio ha fatto di tutto per permetterci di dire il nostro “Sì”. Lo scegliere di non agire o di rimanere indifferenti, priva la nostra comunità di persone e doni fondamentali.

La Settimana Santa è oggettivamente un tempo che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, dei nostri gruppi o associazioni, delle nostre città e delle nostre Parrocchie per farci vicini ai fratelli e portare la luce e la gioia della nostra fede. Usciamo, doniamoci! E questo con amore e con la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è solo Dio che guida e rende feconda ogni nostra opera.

Alessandro Maffiolini