In cammino per gli altri

La Giornata Mondiale per le Vocazioni permette di riflettere sul tema in modo sereno e veritiero. Infatti, se esaminiamo la situazione attuale, riconosciamo una realtà che possiamo chiamare, con verità, ‘crisi di vocazioni’.

È certamente una mancanza sofferta oggi dalle comunità cristiane, ma non è sterile: se bene affrontata può trasformarsi in un cammino attraverso il quale lo Spirito santo ci chiede di comprendere in modo diverso le vocazioni stesse. L’attuale crisi di vocazioni, normalmente, ci spaventa per la diminuzione dei numeri, avendo noi un’ottica utilitaristica: vogliamo cioè avere ‘tutto a portata di mano’ come se anche per la fede valesse il principio economico del supermercato. È però evidente che essa è inserita in una globale crisi della fede; tutti i tipi di vocazione risentono di una riduzione e, potremmo dire, anche la fede cristiana stessa. Forse è dovuto al fatto che tra i cristiani e nelle comunità si sente la vocazione come un’eccezione e non come il fondamento della vita: tutti siamo chiamati a diventare santi e vivere il nostro essere figli di Dio. In ogni caso è necessario avere fede nel Signore che non manca mai di assistere e provvedere alla Sua Chiesa: la Chiesa non è nostra, ma è di Dio. Il Signore vede, ascolta e conosce: a noi chiede fede e fiducia, senza la quale Egli non può operare in noi. Facciamo molta attenzione, dunque, quando parliamo di crisi di vocazioni: è sempre crisi di chiamata, crisi di modelli storici, crisi di vita comunitaria e ecclesiale. Infatti, la vocazione è una vicenda, una storia a volte lunghissima, un cammino difficile, pieno di cadute e di rinnegamenti, in cui il Signore ci chiede solo di “conservare la fede”.

Anche a noi è rivolta questa parola: dobbiamo imparare a gettarci nella mischia, camminare con gli altri, scegliere esperienze che valorizzino i nostri talenti. Occorre superare inoltre un’idea molto diffusa: che per scegliere devo prima aver chiaro tutto. Più mi metto gioco e più cammino: la chiamata di Dio avviene attraverso la mediazione di una comunità. Dio chiama ogni battezzato a far parte della Chiesa e, dopo una graduale maturazione, ci dona una vocazione specifica.

Il cammino scoperto si fa insieme ai fratelli che il Signore ci dona. Questo modo di agire diventa l’antidoto all’indifferenza e all’individualismo che sono sempre più diffusi: stabilisce quella comunione nella quale l’indifferenza è vinta dall’amore, perché esige che usciamo da noi stessi ponendo la nostra esistenza al servizio del progetto di Dio. Il mondo ha bisogno di uomini e donne che con la loro testimonianza mantengano viva nei battezzati la coscienza dei valori fondamentali del Vangelo e permettano quindi di rispondere al Padre ricco di misericordia, con la santità della vita e rispecchiando sempre il comandamento nuovo dell’amore. In questo modo, sostenuti dalla Parola e dai sacramenti, trovano alimento i vari carismi e ministeri che sono capaci di creare unità e aprono la comunità cristiana al mondo e permettono di trasfigurarlo a immagine di Dio.

Sosteniamo, allora, un autentico clima vocazionale.

Con tutta la nostra vita

Vivere un cammino vocazionale, oggi, presuppone una scelta che è capace d’impegnare tutta la vita in un modo stabile e radicale. Essa si distende per tappe che proseguono sempre più e sono come una scala che non ha mai termine: dura tutta la vita. Qualunque cammino vocazionale richiede un tipo d’impegno fedele, che oggi spaventa molto, sia nel seguire Gesù sia nell’assumere le diverse scelte concrete di vita. La vita consacrata, il sacerdozio ma anche il Matrimonio e la vita di familiare, sono solo l’inizio di un cammino e mai il suo termine. La maggior parte della gente, ai nostri giorni, vive la propria esistenza in maniera arrabbiata, depressa, confusa, sofferta, in continua lotta con tutti, vedendo negli altri nemici da combattere: si perde cioè il senso autentico della propria vita e si smarrisce quella progettualità che porta a trovare il gusto autentico dell’esistenza. Spesso anche i presbiteri, le religiose e i religiosi cadono in questa trappola, perché anche loro, uomini e donne, possono perdere il senso e il fine ultimo del progetto della propria vita e si rinchiudono nei loro recinti protettivi. La cultura del “tutto e subito” in cui siamo immersi e nella quale i nostri adolescenti e giovani crescono, impedisce lo sviluppo di una seria riflessione sulle proprie qualità e sul senso che il futuro può avere.

Il risultato sono scelte sballate e incaute che non permettono di aprirsi alla possibilità di una definitività nelle decisioni e nell’esistenza. Ogni battezzato è allora chiamato a lasciare spazio nel proprio cuore a Dio, perché la giornata sia sempre illuminata dalla Sua Parola e non dalla frenesia che la società ci impone. Da’altra parte è necessario entrare nel Vangelo assumendo la mentalità della gratuità, cioè del fare qualcosa per gli altri, senza volere il contraccambio: si agisce per amore di Dio e questo solo basta a chi si fida di Lui. Qui ogni cristiano riesce a comprendere il significato di “vocazione”: certo è una chiamata rivolta a tutti, ma è soprattutto un tesoro nascosto in un campo che va ricercato, scavato e scoperto a poco a poco.

Ogni vocazione, in fondo, è paragonabile a un diamante grezzo, che va lavorato con cura, attenzione e rispetto delle persone e dei loro ritmi: solo in questo modo, affiancando un paziente lavoro di approfondimento, è possibile riconoscere e assumere liberamente la chiamata che ci è rivolta. È bello ricordare che Gesù non ha mai detto ai discepoli: “Vieni e ti spiegherò tutto”, ma si è sempre rivolto alla loro libertà: “Vieni e seguimi”. Questa è la strada maestra per vivere la propria vocazione e decidere che essa è un “per sempre” nella propria esistenza. Per Dio nulla è temporaneo o legato a un periodo; tutto è definitivo. È la bellezza dell’amore vero, è un qualcosa che non viene mai meno. Qualunque vocazione abbiamo preferito è sempre una cosa seria. Dio ci sceglie solo per cose grandi e per permetterci di giocare la vita per ideali grandi. Ci accompagna cioè a una vita di santità, disponibile ad affiancarsi alle persone e accompagnarle verso l’unica e sola felicità, Lui stesso.

Alessandro Maffiolini