Un modo di agire speciale

Per esporre una qualsiasi realtà occorre averla incontrata e approfondita: solo così quanto raccontiamo diventa credibile e soprattutto può essere ascoltato e accolto nella vita delle altre persone. Anche la Misericordia di Dio, tema centrale di questo Giubileo, sottostà a tale principio: se n’è parlato molte volte, si è stati invitati a incontrare il perdono di Dio, ma guardando a quanto succede nel mondo, questo messaggio sembra non aver attecchito nel cuore delle persone, tanto meno di chi si professa cristiano.

Vogliamo brevemente riprendere il tutto per non concederci, cari lettori, alcun alibi sulle nostre scelte concrete. Ricordiamo subito che fuori della Misericordia di Dio non c’è alcuna fonte di speranza per l’umanità e che in Gesù incontriamo un Dio con un cuore divino e umano allo stesso tempo. Dio ci guida sempre e solo come un Padre buono che desidera stringere con i Suoi figli dei legami di bontà e di fiducia incondizionata; nelle difficoltà è Lui stesso che ci prende in braccio, ci solleva e ci sostiene. Arriva anche a chinarsi sulle nostre ferite per guarirle col balsamo del perdono e dell’amore; non ci abbandona mai anche quando noi scegliamo di allontanarci da Lui e dalla strada tracciata dalla Sua Parola.

Questa è la Sua compassione, il Suo modo di manifestare senza riserve la Sua paternità che si estende a tutti senza alcuna distinzione: Lui è sempre disponibile all’amore per un figlio ingrato; è lo sposo fedele pronto ad accogliere la sposa infedele. Dio è solidale con l’umanità intera, la mette davanti al proprio peccato e la provoca al pentimento e alla conversione. Sorge spontanea una domanda circa il punto fin cui Dio si può impegnare con gli uomini; fin dove arrivi il Suo perdono, soprattutto notando come i cristiani abbiano difficoltà a perdonare quanti hanno fatto del male a loro stessi o ai propri famigliari più cari. La risposta esatta è stata raccontata da Gesù in persona: tutti i Suoi discorsi, le parabole, i miracoli o segni e la Sua stessa vita non sono stati altro che un narrare la Misericordia di Dio e un accoglierla nella Sua vita, fino alla Croce. Gesù favorisce i poveri, è amico dei pubblicani, considerati peccatori pubblici, permette che chi ha sbagliato anche gravemente si avvicini a Lui, entra in dialogo con tutti: è venuto a “cercare e salvare ciò che era perduto”. Arriva a commuoversi fin nel profondo, cioè a sentire uno sconvolgimento in se stesso che diventa partecipazione attiva alle sofferenze dell’altra persona e volontà di condividerle insieme. Davanti alla miseria, al dolore, al peccato, Dio appare senza difese: corre verso di noi, ci carica sulle spalle, ci riempie di amore donandoci la Sua Misericordia.

Dio è realmente Padre di tutti.

 

La vita umana, esplosione di misericordia

Siamo davanti a un paradosso poco comprensibile, quello dell’amore di Dio. Attraverso l’esperienza del nostro peccato possiamo penetrare a poco a poco la profondità della Misericordia di un Dio disposto ad un amore incondizionato per i Suoi figli. Questo provoca scandalo in diverse persone. Dobbiamo essere onesti: nessuno di noi è esente dal peccato e dall’errore, qualunque ruolo possiamo svolgere. È difficile da digerire; la realtà però è questa e solo riconoscendoci peccatori possiamo intraprendere un cammino di rinnovamento.

La parola chiave di tutta la storia in relazione a Dio è dunque la Misericordia. Uno dei suoi aspetti essenziali è la gratuità. Dal momento in cui Dio ha voluto avvicinarsi all’uomo per farsi conoscere, ha già preso la decisione di perdonarlo. L’incontro con Dio è sempre in vista del perdono, della pace, della riconciliazione. La storia della salvezza non è altro che la storia di questo incontro, che diventa totale e definitivo in Cristo Gesù. La Misericordia ha bisogno di essere raccontata, non passa da sola, ci raggiunge nella forma di un racconto che fa memoria di quanto accaduto. Anzi ha bisogno di essere ritualizzata: la gente sa che non c’è un rito che ci ricordi questa memoria, se non lo si espone sempre di nuovo. Per fare questo, va prima provata nella nostra vita e poi tradotta in gesti concreti capaci di mostrare quanto sperimentato.

Lo sguardo della Misericordia allora è uno sguardo comunitario, che tronca qualunque atteggiamento di indifferenza e rimette in moto con intensità la responsabilità personale di ogni battezzato. Indica un cuore traboccante d’amore, che incontra la povertà e la miseria dell’altro, s’interpella sulla propria qualità e sul modo di entrare in relazione con gli altri: è un appassionarsi dell’umanità tutta e di ogni singola persona. È un cammino di umiltà da compiere senza paura e attaccamenti al passato o al proprio potere: solo così si concede a una nuova generazione la possibilità di rigiocare la propria partita della vita da capo. È un lasciarsi ferire dalla povertà dell’altro, un soffrire con lui: è l’aver compreso la necessità di incontrare l’altro ed esserne custodi fraterni e veritieri.

Il cristiano non è un sentimentalista: sa che la Misericordia di Dio perdona il peccato e rialza il peccatore ridandogli una nuova possibilità. Questo è anche il compito di ogni battezzato, specialmente di chi ha avuto il coraggio e l’umiltà di incontrare il perdono del Padre nella riconciliazione. Siamo chiamati alla libertà di attuare o meno verso il fratello o la sorella un comportamento capace di sollevarli dai propri bisogni e dal loro soffrire. Fare un’azione di misericordia verso gli altri è come farla verso Dio.

 

Alessandro Maffiolini