Tanti auguri… scomodi

Cari amici, vi faccio tanti auguri di Buon Natale nel Signore. Ci siamo ben preparati tutti, con sacrificio ed entusiasmo nel vivere la Parola di Dio ogni giorno e senza paura. Sia davvero un periodo di pace e serenità in cui mettere al centro il Bambino Gesù… se mi avete seguito fin qui e non avete già iniziato a pensare male e a criticare, vorrei rivolgere un augurio particolare che vada oltre le solite formule di circostanza che non esprimono niente della nostra esperienza e dei sentimenti profondi e veri. Siamo arrivati a Pasqua: Cristo Risorto desidera togliere dall’anima di ognuno il macigno che chiude la nostra libertà, ci fa pensare di essere gli unici e i migliori dell’universo e che senza il nostro nome citato o incensato le cose non sono fatte bene. Quanta strada il Signore ha fatto per aiutarci e per dirci, quasi sussurrando, “Coraggio”.

La Sua Risurrezione è il modello di quanto ci accadrà: nuova vita, non la distruzione. Non la catastrofe. Non la fine. Non il precipitare nel nulla o nel male.

Coraggio, fratelli e sorelle, stanchi e avviliti dalla vita e dalla gente, sottomessi a chi si crede potente per i soldi o perché grida di più. Coraggio a chi è senza lavoro per le scelte di quanti ci hanno governato negli ultimi decenni. Coraggio a voi cristiani, credenti e praticanti, che lottate con audacia per testimoniare la fede in Cristo con tutte le vostre energie e forze. Coraggio a quanti, tra noi, sono feriti dal peccato commesso da altre persone. Cristo è risorto per dirvi che di fronte alla decisione di amare non esiste morte che tenga, tomba che chiuda, macigno che non possa essere fatto rotolare via. La luce di Dio penetri nelle feritoie del nostro cuore e della nostra vita e le allarghi permettendoci di essere meno egoisti e pronti a donarsi agli altri. La Pasqua ci faccia vedere finalmente le cose dal versante corretto, quello di un Dio che si dona agli uomini in modo gratuito e incondizionato.

La Croce e la Pasqua formano un’esperienza che cambia la vita: l’incontro con un Uomo unico, che ci fa sperimentare tutta la bontà e la verità di Dio, che ci libera dal male non in modo esteriore, ma radicalmente. Ci guarisce del tutto e ci restituisce la nostra dignità di figli. La speranza che da qui dilaga nel mondo non può non fare i conti con la durezza del male o con le punte acuminate dell’invidia e dell’orgoglio, della menzogna e della violenza. Gesù è passato attraverso questo intreccio mortale, per aprirci il passaggio verso il Regno della vita. La Risurrezione illumini finalmente ogni membro della Chiesa e di ogni comunità cristiana. Lasciamoci trasformare da Lui; abbandoniamo la paura della Misericordia del Padre. Cambiare è allora possibile per chiunque.

Il passato non può bloccare il nostro presente e futuro insieme a Cristo. La strada si manifesti sempre davanti a voi; il vento leggero dello Spirito vi soffi alle spalle; l’amore contagi sempre le decisioni della vita. E il sorriso risplenda sempre sul vostro volto. Con la Pasqua le uniche lacrime sono quelle della felicità: ogni fratello è pronto a consolarci e a soccorrerci. Il “sole” entri a brillare prepotentemente nella vostra casa, a portare tanta luce, tanta speranza e tanto calore. Buona Pasqua!

Alessandro Maffiolini

“Quando sarò innalzato…

…attirerò tutti a me”. Così si esprime Gesù parlando con i Suoi apostoli. Ma il verbo ‘innalzare’ nell’odierna comprensione culturale può generare un fraintendimento. Nella prossima estate a Rio (Brasile) ci saranno le Olimpiadi. Quanti atleti di tutto il mondo – speriamo anche molti italiani! – saranno ‘innalzati’ sui gradini del podio, tra le note dell’Inno nazionale. Innalzare è, quindi, sinonimo di successo, riuscita, vincita. Ma questo stesso verbo è suonato in modo lugubre alle orecchie degli apostoli, contemporanei di Gesù. Infatti il termine ‘innalzare’ era il modo tecnico per indicare il condannato a morte di croce che, dopo essere stato legato o inchiodato al patibolo, veniva ‘innalzato’: tirato su affinché la morte lo cogliesse più velocemente e fosse monito spaventoso per i passanti. E Gesù usa proprio questo termine ambiguo e terribile per rivelare la Sua salvezza, offerta a tutti. Infatti molti passeranno sotto la Sua croce, i pochi fedelissimi attorno a Sua madre lo guardano attoniti e in preda allo sconforto, qualcuno vittima della disperazione. Altri passano e lo deridono: finalmente sono riusciti a zittire quel cialtrone che voleva sovvertire usanze e costumi religiosi, dimenticando che “si è sempre fatto così”. Altri ancora lo tentano, chiedendo di sfoderare la Sua potenza divina per compiere un segno portentoso, scendendo dalla croce: “Ha salvato tutti, salvi Se stesso…”. I due ladroni, compagni di Cristo nella sventura, loro sì colpevoli di misfatti gravissimi, chiedono aiuto: uno per la vita umana, l’altro per quella eterna. Infine c’è anche il centurione romano, uomo di fede pagana ed avvezzo a scene truculente e drammatiche, abituato a trattare con i condannati a morte: lui si accorge che l’innalzato “era davvero Figlio di Dio”.

Ma per noi, cosa significa questo innalzamento di Gesù?

Lo vediamo spesso ‘innalzato’ tra le mani del sacerdote come ostia e calice; assaporiamo la Sua Misericordia con la mano innalzata del confessore, che ci ridona vita; lo incontriamo tutti i giorni nelle persone che Lui stesso ci mette accanto.

Ed ecco il mio augurio, condiviso anche dai miei fratelli preti Alessandro, Mauro e Tommaso: che ci lasciamo attirare ‘da’ Lui e ‘a’ Lui. Questa è la salvezza. Importante è conoscere, come il centurione (“Costui è veramente Figlio di Dio”); indispensabile frequentare (“Stavano presso la croce di Gesù…”); ma fondamentale è lasciarsi attrarre da Lui (“Oggi sarai con me”).

Questi sono i nostri auguri: che ci lasciamo attrarre da Cristo, Crocifisso e Risorto, affinché ci ‘nasconda’ tutti nelle Sue ferite gloriose.

Buona Pasqua.

Don Ettore