Al termine di un anno speciale

Dopo più di dodici mesi dedicati alla Vita Consacrata, abbiamo scoperto che essa può rinvigorire e fiorire solo se s’inserisce pienamente nella Misericordia del Padre. In Lui i religiosi e le comunità possono incontrare la strada della riconciliazione, del perdono e di una vita veramente fraterna. “La Misericordia fa riscoprire il senso per cui si sta insieme come consacrati, fa riscoprire l’Eucaristia come simbolo del- la comunità e della sua missione”. La Misericordia aiuta a esprimere con sincerità e umiltà ciò che si pensa, a condividere il cammino che si sta facendo, le difficoltà che s’incontrano, i desideri più profondi del cuore. Non esiste la comunità perfetta, né tra i frati né tra le suore e nemmeno accanto a noi, ma può esserci una comunità dove domina la Misericordia e non la lamentela di chi “dà per scontato che la comunità non funziona, non può funzionare, e per questo si costruisce un mondo a parte, con qualche compensazione non buona e molte accuse”. Solo entrando in relazione profonda con la Misericordia riusciamo a smascherare e superare alcune tentazioni: quella di accusare Dio per le difficoltà che s’incontrano; quella di creare un gruppo di “scontenti” a proprio sostegno, dove ci si limita a parlare di cambiamento ma non si cambia mai; infine, quella dello scoraggiamento. Abbiamo trascorso mesi di grazia, nei quali la Misericordia ha potuto diventare la fonte della solidarietà e la base di quel rinnovamento continuo capace di scongiurare la “sclerosi di ogni struttura”. Le congregazioni religiose che non hanno voluto intraprendere questo cammino e che non sono state capaci di uscire dal proprio monastero o convento, andando incontro alle persone e alle comunità parrocchiali, corrono il rischio di rinchiudersi in se stesse, d’impedire a Dio di incontrarle e di “morire per mancanza di ossigeno”. Un anno speciale, perché uomini e donne consacrate potessero avvicinarsi alla gente, capire la vita, le sofferenze, i problemi dei loro fratelli e sorelle; diventa re strumento della prossimità di Dio all’umanità. Infatti, è solamente nell’esperienza della Misericordia di Dio e del Suo amore che si trova “il punto di armonizzazione delle nostre comunità. Ciò comporta l’impegno di assaporare sempre più la misericordia che i confratelli vi usano e donare loro la ricchezza della nostra misericordia”. Proprio la Misericordia è la parola di sintesi del Vangelo, è il volto di Cristo, quel volto che Egli ha manifestato quando andava incontro a tutti, quando guariva gli ammalati, quando sedeva a tavola con i peccatori e soprattutto quando, inchiodato sulla croce, ha perdonato. Rimane comunque la speranza che l’anno trascorso sia stato un grande dono per tutte le comunità cristiane: è stato uno stimolo forte a ritornare all’essenziale e a vedere la vita consacrata come un dono che viene dall’alto ed è unicamente al servizio della Chiesa. Ogni persona consacrata avrà ancora la possibilità di vivere la propria vocazione come prolungamento della Misericordia di Dio.

A Trecate deve continuare un cammino

La nostra città ha una situazione particolare: è stata il luogo di costituzione delle Sorelle Ministre della Carità. Il loro fondatore, “in comunione d’intenti con il Parroco, aveva sognato e speso le sue energie perché sorgesse una congregazione femminile” a imitazione di quella fondata, in Francia, da San Vincenzo de’ Paoli. È stato proprio questo sacerdote che con fiducia e speranza ha redatto le costituzioni che sarebbero state accolte dalle prime sette sorelle. Lo scopo era di essere aperte alle urgenze delle persone e disponibili a “rispondere ai bisogni di chi bussa alla porta”. Ogni suora o frate si è interrogato sulla fedeltà alla missione che gli è stata affidata. I loro ministeri, le opere, le presenze devono rispondere con chiarezza a quanto lo Spirito ha chiesto ai loro fondatori: oggi devono essere adeguati a perseguirne le finalità nella società e nella Chiesa contemporanea. Speriamo di tutto cuore che le nostre suore siano diventate canali dell’amore di Dio verso gli ultimi e i più poveri, che sono i privilegiati ai Suoi occhi. Per questo si sono sicuramente lasciate interrogare dalle situazioni di fragilità e povertà con le quali vengono a contatto nella città di Trecate e hanno cercato di offrire nei modi adeguati la testimonianza della carità che lo Spirito infonde nei loro cuori. “Lo stile della misericordia vi permetta di aprirvi con prontezza alle necessità attuali e di essere operosamente presenti nei nuovi areopaghi dell’evangelizzazione, privilegiando, anche se ciò dovesse comportare dei sacrifici, l’apertura verso quelle realtà di estremo bisogno che si rivelano sintomatiche delle malattie della società odierna”. Ecco la Misericordia: è la strategia con cui una persona consacrata può cambiare se stessa e il mondo intero; con essa diventiamo tutti meno freddi e più giusti; siamo credibili testimoni di Colui che ci ha chiamato e amato. Abbiamo bisogno di persone che siano luce e accompagnino concretamente all’incontro con Cristo. Alla fine di questo anno e all’inizio del Giubileo, auguriamo alle Sorelle Ministre di abbracciare il futuro con speranza. Conosciamo tutti le difficoltà cui va incontro la vita consacrata nelle sue varie forme: proprio in queste incertezze, che condividiamo con tanti nostri contemporanei, “si attua la nostra speranza, frutto della fede nel Signore della storia” che continua a ripeterci: “Non aver paura perché io sono con te”. È una speranza che, come per ogni battezzato, non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia. È questa la speranza che non delude e che può permettere alla vita consacrata, comprese le nostre suore, di “continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo, coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a fare con noi grandi cose”.

Andate avanti, care Sorelle: non abbiate paura; spalancate le porte del Monastero e accogliete senza timore Cristo presente in ogni persona.

Alessandro Maffiolini