Averne

Sei davvero tu o dobbiamo aspettarne un altro?

Ci martella questa domanda, ci inquieta. È la domanda dell’uomo che cerca, che non si siede sulle proprie certezze. È la domanda di chi ha investito tutto e sa che tutto può perdere. È la domanda di un Giovanni consumato e abbattuto, che tanto ha atteso e ha invitato ad attendere e che, ora, è smarrito e solo. È la domanda che ci poniamo in questo avvento stanco e rissoso, svuotato e livido. Come quando sul ring i pugili, suonati, battono l’aria. Per non lasciarci travolgere dal quotidiano. Per accogliere e diventare profezia. Per guardare i segni del cambiamento. E oggi, sul filo di lana per esserci al Natale, davvero, sul serio, ecco comparire Giuseppe. Il sognatore. Il folle. L’esempio.

Annunciazioni

All’inizio di dicembre abbiamo meditato l’annunciazione a Maria. Il sì di Maria è la soluzione al caos imperante. Come lei siamo chiamati ad essere la porta d’ingresso per Dio nel mondo. Pochi sanno che le annunciazioni sono due. Una a Maria, la più conosciuta. E l’altra a Giuseppe. È a una coppia che Dio si rivolge, con tempi e modi diversi. Esiste un modo di relazionarsi a Dio al maschile e al femminile. L’angelo è lo stesso ma le parole e lo stile diversi.

Notti insonni

Il patrono della Chiesa, il padre di Gesù, lo sposo di Maria è stato un uomo che ha dovuto cambiare radicalmente la sua vita, uno che si è trovato nei guai fino al collo. E non ne è mai più uscito. Non è detto che l’incontro con Dio ti spiani la vita a suon di angioletti danzanti. Maria e Giuseppe sono fidanzati, hanno un regolare contratto di matrimonio. Maria è giovanissima, di Giuseppe non sappiamo molto. Ciò che Matteo vuole dirci, però, è più semplice: l’unico a sapere che quel bambino non era suo è proprio Giuseppe. Osiamo immaginare la sua notte insonne. La disperazione, la rabbia, il desiderio di vendetta? Vendetta a portata di mano, e benedetta dalle leggi che gli uomini attribuiscono a Dio, spesso. Una donna adultera va lapidata, non ci sono storie. E Giuseppe, per essere devoto e ligio alla Legge vera di Dio che porta nel cuore, decide di mentire.

Pio bugiardo

Dirà al rabbino di non volere più sposare Maria, che si è stancato di lei. Maria tornerà mestamente alla casa dei suoi, nessuno la vorrà più come sposa, ma, almeno, avrà salva la vita e l’onore. È giusto, Giuseppe, perché non giudica secondo le apparenze. È giusto, perché lascia prevalere la misericordia e l’amore alla vendetta, al suo orgoglio ferito. È giusto, Giuseppe. Averne.

Sogni

La decisione è presa. Ora arriva un po’ di sonno agitato e confuso. E Giuseppe sogna. Sogna di angeli rassicuranti, di spiegazioni misteriose, di un figlio che è di Dio ma che avrà il suo nome. A Maria Dio chiede un corpo, a Giuseppe di portare la croce di allevare un figlio non suo. Come i tanti padri che tirano la carretta ogni giorno, senza far pesare in famiglia la situazione finanziaria traballante, ingoiando rospi, lasciando da parte loro stessi. A Giuseppe è chiesto di prendere la dura realtà come proprio sogno. È libero, Giuseppe. Giusto e sognatore. Come gli uomini e le donne che, in mezzo all’oceano di nulla che sta sommergendo la nostra civiltà occidentale, osano ancora sognare e sperare. Averne.

Countdown

Aveva certamente dei progetti, Giuseppe: un laboratorio più grande, una casa spaziosa, dei figli cui insegnare il mestiere. Non aveva grandi pretese. Dio ha bisogno della sua mitezza e della sua forza, sarà padre di un figlio non suo, amerà una donna silenziosamente. Giuseppe accetta, si mette da parte, rinuncia al suo sogno per realizzare il sogno di Dio e dell’umanità. Giuseppe è il patrono silenzioso di chi aveva dei progetti ed ha accettato che la vita glieli sconvolgesse. Dio ha bisogno di uomini così. Pochi giorni al Natale, Giuseppe, dal silenzio in cui è rimasto, custode e tutore della santa famiglia, veglia su di noi e ci chiede di imitare la sua grandezza. In questo tempo che spegne la fede, che sfoga la rabbia, lo stile di Giuseppe è una chiara indicazione per far nascere Gesù in noi. Di persone che non giudicano secondo l’apparenza e di sognatori ha bisogno il mondo, e la Chiesa. Averne.

Commento a cura di Cavallo Renato