At 10,34.37-43/Col 3,1-4/ Gv 20,1-9

Rolling stones

È la festa delle pietre rotolanti. Dei macigni che ingombrano il cuore, che intossicano la vita, che impediscono la luce. Dei massi che pensiamo possano fermare Dio, tombarlo, annientarlo, sopprimerlo, zittirlo, svilirlo. E che, così, per ridere, di colpo, precipitano e si sbriciolano. Così pensavano di fare i nemici del Nazareno. Quelli che lo ritenevano eccessivo. Poco religioso e zelante, poco osservante delle norme, poco rispettoso delle autorità. E allora, da vigliacchi, in fretta, di nascosto, lo hanno fatto fuori. Disperdendo i suoi pavidi e attoniti discepoli. Chiusa la vicenda Gesù falso profeta. Alla vigilia di una grande festa, così da passare inosservata. E, eccesso di prudenza, per evitare le mosse inattese dei soliti fanatici, fanno vegliare la tomba da soldati annoiati e armati. Vegliare un cadavere per evitare che un manipolo di pecorai e pescatori lo rubi, sai che pericolo. E invece.

Non è qui

Stanotte, a chi ha avuto la gioia di partecipare alla più importanti delle veglie di preghiera cristiane, nel vangelo di Matteo un angelo impudente ha detto alle donne affrante di smettere di cercare il crocefisso. Loro erano tutte pronte, dopo la lunga notte insonne, e volevano, ultimo gesto di femminile e squisita attenzione, ripulire quel corpo squarciato, sepolto frettolosamente. Come facciamo noi che pensiamo di rendere onore a Dio imbalsamandolo. Che crediamo di renderlo felice costruendogli monumenti, non diventando testimoni. Pronti a versare chili di profumo e di unguenti mielosi. Ma non a convertirci. Noi che abbiamo indossato la maschera del penitente e dell’affranto ai piedi della croce. E invece, Dio non c’è. Nessun crocefisso. Nessun cadavere su cui piangere. Sparito, svanito, partito, andato. Se Dio, per noi, è una buonanima da venerare, ammonisce l’angelo, abbiamo clamorosamente sbagliato indirizzo. Non è qui. Sarà questa la ragione per cui stentiamo a incontrare Dio? Perché continuiamo a bussare alla porta di un sepolcro?

Rolling stones

Le donne salendo al sepolcro sono preoccupate. Una grande pietra le separa dal corpo del Maestro. Chi sposterà la pietra? Preoccupazione legittima. Ma inutile. Quale pietra ha sepolto la nostra fede? Quale tiene lontano Dio dalla nostra vita? Quale ci impedisce di essere veramente felici? Viviamo accampando scuse, ponendo condizioni alla nostra felicità Se fossi, se avessi, se potessi… Non è vero. Se non sono felice qui e ora non potrò mai essere felice. E le ferite, i dubbi, gli squarci del passato, la pietra tombale che non riusciamo a togliere Dio la scaraventa per aria. Gettando a gambe all’aria anche i poveri soldati che pensavano di ingabbiare Dio.

Anch’io

Voglio esserci, ancora e ancora Signore. Nel cuore vibra l’attesa per questo giorno, per quella Pasqua ultima che attende la Storia e la mia storia. La mia pietra è stata ribaltata, finalmente. E tu ancora mi dici di non toccarti, di non bloccarti. Altre pietre sono da scardinare. Una per ogni cuore. La tua missione di ribaltatore di pietre non finirà mai. A me chiedi di correre al sepolcro, come Pietro e Giovanni. Di vedere le bende, di vedere i tanti segni. E di trarne le conseguenze. A me chiedi di vivere da risorto, perché risorto con Cristo. Di cercare le cose lassù, cioè quelle dell’anima, quelle dentro, quelle vere, quelle assolute. Dopo secoli, il mausoleo che custodisce quel che resta della tua tomba, nei millenni meta di pellegrinaggi ma anche vituperata da chi ti odiava, è stato finalmente restaurato, dopo secoli di incuria e di mancato accordo fra i cristiani. Non è un bel monumento. Anzi, è piuttosto bruttino, un pesante neobarocco zarista ottocentesco. E custodisce quel che resta di una tomba scavata nella roccia. Qualche metro di roccia calcarea foderati da preziosi marmi. Stupisce e fa sorridere che milioni di uomini e donne, nella storia, abbiamo percorso migliaia di chilometri, in altre epoche rischiando pure la vita, per vedere una tomba vuota. Non il mausoleo di Lenin. O la tomba di Elvis Presley. Nessun corpo è custodito fra quelle mura. Inutile cercarlo fra i morti.

Lode a te Dio vincitore.