Zc 9,9-10/ Rm 8,9-13/ Mt 11,25-30

Lode al Signore!

Non è un gran periodo, per Gesù. Giovanni Battista è stato arrestato, il consenso popolare si sta affievolendo, coloro che Gesù si aspettava accogliessero con entusiasmo l’annuncio, invece, sono ostili e diffidenti nei suoi confronti. Le cose vanno decisamente male, la missione sta prendendo una brutta piega. Il fallimento si delinea all’orizzonte. Come accade anche a noi, in certe fasi della vita. Avevamo investito, sperato, faticato. E poi niente, tutto crolla. Come accade anche ai discepoli, di tanto in tanto. Fatichiamo sotto il sole cocente per animare i ragazzi dei nostri quartieri ma, alla fine, raccogliamo ben poco. Abbiamo consacrato la vita all’annuncio, penso ai fratelli preti, alle suorine anziane, ma la gente ci tratta da funzionari, e la nostra congregazione si è ridotta ad un nosocomio che abita gigantesche strutture inutilizzate. Siamo cresciuti a pane e Concilio e ora vediamo il nostro giovane prete considerare i laici come degli esecutori, non dei collaboratori. Il rischio dello scoraggiamento è davanti a noi. La tentazione di entrare nella consueta lamentazione cosmica, pure. Gesù, invece, davanti alla più evidente delle realtà, non si lamenta. Loda. Loda il Padre perché il rifiuto da parte dei devoti, dei teologi, dei pretoriani della fede, ha fatto in modo che ad avvicinarsi siano gli ultimi, i semplici, gli arresi alla vita.

Ribaltamento

È un ribaltamento di logica, quello che compie Dio: la sua alleanza, la sua amicizia, la sua disponibilità sono offerte a tutti. Ma poiché pochi lo accolgono, molti pongono obiezioni, si dilettano a complicare le cose, sono gli inattesi ad avvicinarsi. Gli ultimi, gli esclusi, i perdenti. E Gesù gioisce e applaude. Si stupisce di Dio. Vorrei tanto imparare dal mio Signore la capacità di vedere nella sconfitta un’opportunità! E credere, credere, credere, come solo lui sa fare, che Dio, attraverso le nostre vicende contorte e contraddittorie, riesce sempre a tracciare sentieri di salvezza. Non per merito, non per conquista, ma per libera, stupefacente, inattesa scelta di Dio. Dio ama e ama davvero. Ama tutti, chiama tutti. Noi, nella libertà, possiamo scegliere di complicarci la vita, di arrampicarci in contorti ragionamenti che attingono ai pregiudizi e alla diffidenza. O arrenderci all’evidenza. Perché Dio è così: stupisce. Non è mai come ce lo aspettiamo. Andiamo Gesù insiste: andiamo a lui, raccogliamoci intorno a lui, impariamo da lui. Impariamo a fidarci del Padre, a credere, a leggere la storia e la vita, la nostra storia e la nostra vita, con uno sguardo alto e altro. Lo sguardo di Dio. Andiamo a lui se stanchi e oppressi, se insoddisfatti e delusi. Non per creare la cricca dei perdenti, non per consolarci, incapaci di affrontare il mondo, non per confermare il pregiudizio di chi immagina la Chiesa come l’assembramento degli sfigati. Andiamo da lui perché stanchezza interiore e ansia ci distolgono dall’essenziale. Prendiamolo sul serio, questo Gesù. Impariamone logica, atteggiamenti, mentalità. Impariamo ad amare. Ad amarci, ad amarlo, a lasciarci amare. Non lasciamo che la logica della carne, come scrive san Paolo, cioè la logica mondana, edonista, narcisista, cinica che sta portando al suicidio il nostro mondo occidentale, prevalga. Diamo spazio allo Spirito, allo spirituale, all’anima, al dentro. Alla preghiera, alla meditazione, al silenzio. E il tempo estivo, sia per chi ha la fortuna di staccare la spinga e andare in vacanza, sia per chi è costretto a restare barricato in casa, penso alle persone anziane, è l’occasione per stare col Signore. Per ritagliarsi quel quarto d’ora di preghiera quotidiana che fatichiamo ad avere durante il tempo lavorativo.

Periferie

Il profeta Zaccaria incoraggia la figlia di Sion, il quartiere “figlio” della capitale Gerusalemme sorto a Nord della città santa e abitato dai fuggiaschi del Nord, nel 721, scampati alla furia dell’invasione assira. Un quartiere povero, una baraccopoli che, come sogna Zaccaria, accoglie l’arrivo di Dio in umili vesti. Perché Dio parte dagli ultimi. E non colma il cuore in proporzione ai meriti, ma in proporzione alle necessità. Come dice la Bibbia, con forza, i poveri e i diseredati sono beati non per la loro condizione, ma perché Dio parte da loro per incontrare l’umanità. Così inizia la nostra estate, in compagnia di Dio che incontra i poveri e gli sconfitti, che ignora i saccenti e gli arroganti, almeno lui. Buona estate, cercatori di Dio, abbronzatevi l’anima.