Sir 15,16-21/ 1Cor 2,6-10/ Mt 5,20-22.27-28.33-34.37

È sale la Parola del Maestro, è luce. Insaporisce la vita, la illumina, ci rende discepoli capaci di annunciare alle tante Zabulon e Neftaliche il Regno si è fatto vicino, che l’agnello che porta il peccato e il dolore del mondo, il Figlio di Dio, ci viene incontro. Il cuore del Vangelo, le beatitudini, non sono la falsa promessa di un mondo che non esiste, nél’esaltazione della sofferenza ma l’adempimento della Legge. Gesù non è un anarchico, non è venuto per cancellare ma per riportare all’origine. Perché, lo sappiamo bene, il rischio di ogni fede, di ogni religione, è quello di sedersi, di adattare, di ribassare. Ed è esattamente ciò che stiamo vivendo in questi tempi cui il Signore ci chiede di portare frutto. La fede cristiana non può procedere per abitudine, per tradizione (buona e santa). In un mondo che evolve in fretta rischia di apparire e di essere legata al passato, a una sensibilità nostalgica e rassicurante che produce tradizionalismo, non discepolato. Gesù è lo stesso, ieri, oggi e sempre, ma il modo che abbiamo di accoglierlo, di vivere la sua Parola, di annunciare il Regno che egli è venuto inaugurare, è in continua evoluzione. Le nostre parrocchie faticano a percepirsi come comunità radunate dal Risorto che in lui trovanoforza e luce.

Superare

Davanti alla devastante provocazione del Signore nelle beatitudini, corriamo il rischio di imitare lagiustizia dei farisei, di accontentarci di vivere la superficie del cambiamento, per sentirci a posto con la coscienza, per metterci nel gruppo dei bravi ragazzi di cui Dio deve in qualche modo tenere conto. Nessuna logica al ribasso. Gesù ci chiede di guardare e di vivere in alto. Dopo avere proclamato il suo programma di vita, il segreto della felicità, Gesù dedica un lungo discorso ad approfondire alcuni temi che da quelle parole vengono illuminati e innalzati. Esiste cioè un modo di basso profilo per vivere la vita, anche quella spirituale. O il modo secondo Gesù. Nel brano che abbiamo proclamato oggi, il Maestro parla della violenza, della fedeltà, dell’autenticità.

Pacificati

Il primo tema affrontato in maniera esemplare è quello difficile della violenza e dell’omicidio, peraltro condannato dalla Torà che prevede la pena capitale (Es 20,13;21,12). Gesù amplia l’idea dell’omicidio allargandolo alla maldicenza e al giudizio. Il discorso del perdono ai fratelli è legato alla tradizione del kippur: Dio perdona i peccati commessi contro di lui ma solo il fratello perdona i peccati commessi al fratello. Non è l’atto a stabilire la gravità di un’azione ma anche la sua intenzione. Posso vivere e coltivare l’odio senza apparentemente mai commettere un gesto riprovevole, così come posso usare la lingua come un’arma affilata e uccidere. Come comportarci? Tacendo? Ci sono situazioni che chiedono una parola di verità, che è quella del Dio che fa piovere su giusti e colpevoli. Ma è sempre una Parola sul gesto, non sulla persona. È così triste vedere cristiani che sparlano e giudicano gli altri! Ribadisco: giudicare sì, ma nella logica del Vangelo, della misericordia, della compassione. A volte, addirittura, la verità aiuta, incoraggia, accende. Ed è esigente. Il divieto di uccisione non è limitato all’azione fisica ma anche, e soprattutto, a quella della volontà: posso uccidere col pensiero, con le parole, col giudizio… senza usare un’arma!

Fedeli

La stessa logica avviene rispetto al ruolo della donna. Gesù è e resta un uomo (maschio) del suo tempo e la donna, nella logica biblica, è senz’altro soggetta all’azione del padre prima e del marito poi. Eppure l’affermazione di Gesù ha fatto certamente riflettere molti. Gesù afferma che è possibile essere una coppia fedele e felice. Che non è illusorio, folle, impossibile, ma che è desiderio di Dio. Questo richiede una concezione della coppia tutta particolare, biblica, appunto, al cui interno viene riletta anche la sessualità. Una coppia che ha scoperto di condividere la propria anima, di essere dono l’uno per l’altro, semplicemente, non ha bisogno di adulterio! Non ne sente l’esigenza, sente una forte tensione verso il proprio partner, anche erotica. Certo, uno apprezza la bellezza di un’altra donna, di un altro uomo, ma sono apprezzamenti estetici: alla base esiste il rispetto per la persona nel suo insieme, non riducendolo a pezzo (da questo punto di vista mi chiedo se occhio/mano non si riferisca a questa oggettivazione). In questa prospettiva non è onesta una sessualità che non tenda ad un progetto. Gesù vola altissimo: non sta castrando l’uomo cacciatore e amenità del genere, ma propone una nuova relazione uomo/donna che non abbia più necessità di vie di fuga.

Autentici

Il giuramento è una pratica comune a tutti i popoli, la Bibbia la attribuisce sia agli uomini che a Dio(Gn 22,16; Dt 1,8; Sal 132,11-12…). È una sorta di atto sociale e sacro, l’ultima garanzia di veritàche l’uomo può offrire al suo simile. La Torà disapprova solo lo spergiuro, le inadempienze, la falsità Gesù, invece, disapprova ogni tipodi giuramento, in contrasto con gli abusi che vedeva: era abituale intercalare il giuramento fra i giudei del suo tempo. L’abuso di giuramento è indice di sfiducia, di diffidenza, di insincerità. Scredita la Parola e Dio: la proibizione di Gesù è un appello alla verità, prima che a Dio, alla carità, distrutta dal dubbio e dalla reciproca diffidenza. Al di fuori della sincerità vi è solo la menzogna che, ricorda Giovanni, ha per padre il maligno (8,44). Il discepolo è chiamato ad essere sincero, ad essere autentico anzitutto con sé stesso. La prima menzogna da evitare è con se stessi. Quando incontriamo Dio e ci specchiamo in lui non abbiamo più necessità di apparire diversi, di farci migliori, di apparire. Quando ci avviciniamo a Dio scopriamo noi stessi, anche le nostre ombre, certo, che vengono però rilette alla luce della Parola. Ciò detto, se siamo chiamati ad essere sempre sinceri senza giurare, non è detto che siamo chiamati a dire tutto a tutti. Ci sono persone impudenti e curiose, persone da cui difendersi (non diamo le perle ai porci!). Accanto al concetto di autenticità e verità mettiamo quello di riservatezza e pudore. Ricercare l’autenticità in noi stessi non è certo facile. Ci aiuta il confronto con la Parola di Dio, la direzione spirituale, il consiglio di qualche prezioso amico. Per farlo occorre molta umiltà, cioè senso del reale e del concreto e l’accompagnamento dei santi. Ed è possibile tutto questo: Gesù per primo lo ha vissuto.

Commento a cura di Cavallo Renato