Es 17,3-7/ Rm 5,1-2.5-8/ Gv 4,5-42

Lo sposo e la sposa

La sta aspettando. Anche se è stanco, perché sempre Dio ci insegue. Eccolo lo sposo che aspetta la sposa per chiederle conto della sua infedeltà. A chiedere conto a quel pezzo di Israele, la Samaria, caduta in mani nemiche da secoli e rappresentata da quella donna che, sola, viene a far acqua al pozzo nell’ora più assurda della giornata. Per non essere vista, immaginiamo. Il paese è piccolo e la gente mormora. E lei non ne può davvero più di essere giudicata. Come me. come te. Di dover essere come gli altri vogliono, vorrebbero, dicono. Stanca lei. Stanco Dio. Siede, Dio. Stanco. E chiede alla donna di dissetarlo. Ha sete della sua fede ormai spenta. Ha sete di lei.

Abbordaggi

Tentenna la donna. Nessun maschio parla ad una donna. Nessun ebreo parla ad un samaritano. Tenta un abbordaggio, il viandante, stia alla larga. Ha ragione, la samaritana, Dio la sta corteggiando, perché al pozzo Isacco incontrò la sua Rebecca. Al pozzo Mosè si innamorò di Zippora. Gesù non si scoraggia… Uomo, donna, ebrei, samaritano… che importa definirsi? Siamo tutti degli assetati. Solo che lui, il viandante, afferma di avere un’acqua di sorgente. Ora Gesù ha ottenuto l’attenzione della donna. Come fa ad avere l’acqua di sorgente se non ha nemmeno con cosa attingere? Lei parla dell’acqua da bere. Lui di quella che disseta. Non è più respingente la donna. Ora ascolta questo interessante sbruffone. Gesù supera ancora qualche perplessità della samaritana: sì, lui è più di Giacobbe che diede al villaggio quel pozzo. Ora chiede da bere, la donna. È lei che va dissetata.

Mettersi in gioco

E Gesù alza la posta. Quando mettiamo a fuoco l’immenso desiderio di felicità che portiamo nel cuore, quando giungiamo ad esprimere quel desiderio, quel grido, Dio ci chiede di essere autentici. Gesù chiede alla donna di chiamare suo marito. Lei si irrigidisce. Ma è sincera. Non la vuole giudicare, il Signore. Ha avuto una vita frammentata la donna, lasciata quattro volte. Illusa e abbandonata. Uno strazio. Ma il vero sposo è davanti a lei e le chiede ragione della sua vita. Non per giudicarla, ma per salvarla. Per farle vedere che quell’amore elemosinato e negato, in realtà, le è per sempre donato. La tensione, ora, è alle stelle. La donna non sopporta tanta verità, la butta sul religioso. Gesù le ha letto la vita, dev’essere un profeta. Allora in quale tempio occorre venerare Dio, Gerusalemme o Garizim? Domanda inutile: lei, in quanto pubblica peccatrice, non può entrare in nessuno dei due templi che offrono riparo solo ai puri e ai giusti. E Gesù la libera da ogni inutile senso di colpa: nel tuo cuore incontrerai Dio. Il suo cuore è tempio. E Dio lo abita anche se la sua vita affettiva è marcia.

Colpo finale

Ci siamo. Vacilla. Ha abbandonato ogni difesa. Non sa nemmeno cosa dire. Arriverà il Messia – borbotta – dirà, spiegherà, farà. No, risponde Gesù, il futuro è qui, ora. Il futuro si è realizzato. Il Messia è già qui. Davanti a te. Lascia la brocca in terra, la donna. Travolta. Corre da coloro che evitava. Grida del suo incontro. Perché chi si sente amato diventa contagioso. Deborda. E le sue tenebre diventano l’ombra della luce. Noi Eccoci, amici. Assetati come la samaritana. Come lei feriti e diffidenti. Come lei giudicati dai benpensanti che fioriscono come la gramigna, anche nella Chiesa. Eccoci. Se abbiamo il coraggio di farci incontrare. E di abbassare le difese. Eccoci, se siamo onesti, nudi e spogliati dalle troppe resistenze che impediscono a Dio di incontrarci. Capaci di rinascere, noi che ci siamo dissetati dell’acqua viva. Capaci di annunciare a tutti quanti siamo amati. Oltre il deserto, verso il Tabor, Dio ci aspetta.

Commento a cura di Cavallo Renato