Sap 6,12-16/ 1Ts 4,15-18/ Mt 25,1-13

Restiamo accesi

È faticosa, la vita. E, talora, incomprensibile, oscura. Abbiamo l’impressione di vagare nelle tenebre, di brancolare nel buio. Ma ci sono anime che osano. Che escono nelle tenebre e le sfidano tenendo in mano una piccola luce. Insignificante, rispetto alla massa cupa e spessa del buio che sovrasta. Eppure quella fiammella squarcia le tenebre, le obbliga ad arretrare, le ammorbidisce e dona misura e dimensione ad ogni notte. Ci sono persone che passano la vita a maledire l’oscurità, altre che preferiscono accendere un fiammifero. Come le ragazze della parabola di oggi.

Attendiamo

La buona notizia che la Parola ci consegna è che non siamo condannati a vagare nel nulla. Se accendiamo la lampada e sfidiamo l’ombra è perché viene lo Sposo. Questo mondo, la mia vita, la realtà, la quotidianità che tanto mi affascina e mi affatica è in attesa di uno Sposo. Un Salvatore, un Amante, un Amato. Il Signore. Allora anche la notte più fitta diventa la scena che sta per accogliere il veniente. Abbiamo appena celebrato la dolente memoria dei nostri fratelli defunti, illuminata, il giorno prima, dalla grande festa della santità che Dio riversa sui suoi figli. Non sono morti, i nostri defunti, ma altrove a continuare il loro percorso di conoscenza, di liberazione, di semplificazione, di guarigione definitiva. Anch’essi in attesa. La vita è attesa. Non di una condanna, non di un verdetto nefasto. Di una festa di nozze. Attendiamo il ritorno nella gloria del Signore Gesù. E chiediamo, ora, di prendere consapevolezza di chi siamo noi, di chi è lui, di cos’è la vita. È buia, la notte, ma ci sono anime leggere che la sfidano andando incontro allo Sposo.

Ardimenti

Sfidano la notte, le ragazze. Sfidano il sonno che appesantisce le nostre anime, così indaffarate a farsi spazio nel caos cui abbiamo ridotto le nostre vite oberate. Sfidano le convenzioni di chi dice che non c’è nessuno Sposo da attendere e che uno Sposo non può essere così idiota da presentarsi nel cuore della notte. Ma può accadere di assopirsi, di stancarsi, di scoraggiarsi. Accade anche agli apostoli al Getsemani. Accade anche ai migliori. Troppa stanchezza, troppo dolore, troppa fatica, e si lasciano i remi, e prevale lo sconforto. L’anima si assopisce. Allora, Dio lo conceda, arriva un grido. Un gallo che canta. L’eccitazione dei soldati inviati ad arrestare Gesù. Uno sconosciuto che ha intravvisto nella notte la venuta dello Sposo. Un grido, una Parola, un segno che ci scuote, ci toglie al sonno. Osano, le ragazze, prendono la lampada, escono. Ma ad alcune manca l’olio. La durezza della risposta di cinque fra loro ci lascia perplessi. Ma hanno ragione: se dividessero il loro olio mancherebbe a tutte. Considerazione dura ma vera, sgradevole ma onesta. Cos’è, quell’olio? La parabola non lo dice. Ma brucia. Qualcosa che brucia e fa luce. Per tenere la lampada accesa nella notte dobbiamo ardere. Desiderio. Curiosità. Inquietudine. Emozione. Amore. Passione. Solo le anime ardenti osano sfidare la notte. E ciò che siamo è unico e non può essere facilmente condiviso. Come si potrebbe? Possiamo seguire un guru, possiamo frequentare una parrocchia, un gruppo di amici credenti convincenti. Ma, alla fine, solo io posso sapere e decidere se alimentare la lampada. Sono solo di fronte a Dio. Io e lui. Faccia a faccia. Cuore a cuore.

Durezze

Le ragazze sprovvedute riescono comunque a rimettersi in marcia, trovano dell’olio, riaccendono passione e desiderio. Ma è troppo tardi, la porta è chiusa. Colui che dice di stare alla porta ad attendere qualcuno che apra, inaspettatamente, non apre alle ragazze che insistono. Non è per ripicca, non per vendetta, Dio non è duro o crudele. È una legge della vita: ci sono occasioni che non si ripetono, momenti unici. Nelle relazioni, negli affetti, nella fede. Se aspetti il momento passa. Se cincischi o tentenni, si svuota. Quel bacio che avrebbe rivelato l’amore che hai per quella persona, se non lo dai lo perdi per sempre. E, a volta, perdi anche la persona che ami. Quando avrò più tempo mi occuperò delle cose di Dio. Se solo riuscissi a organizzarmi meglio! Coltiverei volentieri la mia anima, ma ora proprio non ho la testa. Non basta recuperare l’olio del desiderio, riaccendere la lampada, avventurarsi nella tenebra. La strada che devo percorrere è tanta e rischio di non esserci. Dicevamo qualche domenica fa: cosa ho di meglio da fare oggi dell’essere felice? Dello scrutare? Dell’osare? Dell’attendere un Amante? Restiamo accesi.